Mi chiesi cosa avrebbe provato uno come me ad Assisi, nel 1200, incrociando per strada quel pazzo di Giovanni di Pietro di Bernardone, che parlava coi lupi e con gli uccelli
Scicli – Ammetto di essere uno che se le cerca, le cose strane, ma questa ha cercato me.
Era il 19 aprile 2015, ero più in carne di oggi, e anche più giovane. Percorrevo in auto la Scicli-Donnalucata quando scorsi una cosa incredibile. Un uomo col saio e i sandali camminava portando in spalla una pesante croce di legno. Inchiodai la macchina con una frenata brusca, rischiando l’incidente per tamponamento con chi mi stava dietro. Sotto la croce trovai lui, Biagio Conte, il frate laico che della povertà e dell’aiuto ai poveri ha fatto missione, a Palermo. Attraversai la strada in uno stato di trance, tanto incredibile mi parve quello che stavo vedendo.
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Andai a salutarlo e lui mi chiese: “Come ti chiami?” “Peppe”. “Peppe, aiutami. C’è questa piccola ape, questo insetto, che deve attraversare la strada, ma c’è il rischio che le auto la investano”. Mi sentii dentro un film.
Io dovevo aiutare Biagio Conte ad aiutare l’ape ad attraversare la strada evitando che le auto investissero l’ape. Rimasi interdetto.
Poi mi chiesi cosa avrebbe provato uno come me ad Assisi, nel 1200, incrociando per strada quel pazzo di Giovanni di Pietro di Bernardone, che parlava coi lupi e con gli uccelli.
Pensai che anche in quel caso sarei rimasto scettico e incredulo.
Non capendo di aver incontrato San Francesco.
Sentii odore di santità.