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Sanremo 2023, svelata la scenografia col “cupolone”: ecco la foto – Il Fatto Quotidiano

Tra i piccoli e grandi riti che precedono il Festival di Sanremo c’è, come ogni anno, lo svelamento della scenografia. Un po’ liturgia attesa da appassionati e addetti ai lavori, un po’ snodo centrale del countdown pre festivaliero, spezzato quest’anno da un maxi-spoiler in piena regola fatto dal padrone di casa, Amadeus, che ha mostrato in anteprima la scena chez Fiorello a Viva Rai 2. Un palco dominato da un “cupolone” largo ventuno metri e alto undici, un’intuizione inaspettata realizzata da Gaetano e Maria Chiara Castelli, arrivati rispettivamente al ventunesimo e al nono Festival. È toccato ancora a loro fare la magia, ovvero trasformare il Teatro Ariston da “brutto anatroccolo” in elegante cigno. Impresa tecnicamente non semplice, perché l’Ariston è pur sempre un piccolo teatro di provincia con limiti di livello fisico (il palco è profondo appena nove metri e largo 21), strutturale e tecnico, che però per cinque serate si veste a festa per diventare il “palco dei palchi” su cui va in scena lo show evento della tv italiana.

Anno nuovo, sfida nuova dunque per la “premiata ditta” Castelli, che inizia a lavorare al progetto già in estate mentre a dicembre si passa all’assemblaggio dei pezzi in teatro. Operazione tutt’altro che semplice visto il grado di complessità della scena (realizzata e premontata in parte a Roma, poi trasportata a Sanremo e composta grazie alle mani sapienti di decine di artigiani e maestranze). Che per l’edizione 2023 sarà un’architettura più costruita – benché non ai livelli clamorosi delle scene in stile liberty, sempre firmate da Gaetano Castelli nel ’92 e ’94, con tanto di pitture e sculture realizzate ad hoc –, rinunciando ai tradizionali ledwall. Il fulcro è la cupola ellittica sospesa ma iperconnessa con il resto della scenografia.

“Avrà ‘specchi segreti’ e una sommità mobile, con luci perfettamente integrate, che potrà scendere al di sopra degli artisti sul palco”, svelano gli architetti. Tra i cardini intoccabili, l’iconica scalinata e gli spazi laterali dell’orchestra, con i cantanti al centro. Dominano il bianco, acceso dalle luci del direttore della fotografia Mario Catapano (che avrà a disposizione anche sei chilometri di led dinamici), e le linee curve che per la prima volta “vestiranno” anche platea del Teatro Ariston allungando il palco nel teatro e allargando lo spazio senza ridurre i posti in platea (un anno vennero tolte anche nove file di sedute). A valorizzare il tutto ci penserà l’occhio di un altro veterano del Festival, il regista Stefano Vicario.

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