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Omaggio a Jeff Beck, il chitarrista dal tocco celestiale

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Jeff Beck, uno dei più grandi chitarristi che il mondo abbia mai conosciuto, ci ha lasciati in un pomeriggio dell’11 gennaio. Una forma letale di meningite batterica se l’è portato via all’età di 78 anni. Uno dei chitarristi più influenti e innovatori della storia della musica.

Nella sua carriera musicale ha suonato blues e rock strumentale, per poi trovare la sua strada nel genere fusion, o jazz fusion. Un genere musicale che mescola elementi rock, blues e persino funk nella musica jazz, creando, appunto, una fusione di vari generi musicali.

Non solo, Jeff Beck può considerarsi un pioniere dell’hard rock e dell’heavy metal, avendo solcato le basi di un genere che spopolerà a metà degli anni ’70 con i Black Sabbath e gli Iron Maiden.

La sua Fender Stratocaster, la chitarra che utilizzava di più, ha incantato e iptnotizzato intere generazioni con il suono unico e difficilmente replicabile.

GLI INIZI:

Geoffry Arnold Beck nasce a Wallington, nella contea del Surrey, a sud di Londra, nel 1944. La sua passione per la musica inzia con il canto in varie chiese della sua zona, mentre il primo approccio con la chitarra avviene all’età di dieci anni. Beck inizierà a suonare le sue prime note con una chitarra acustica, di cui se ne innamorerà perdutamente, dando inizio alla sua sfavillante carriera.

Dapprima inizierà come turnista, in cui conoscera future star del rock, tra cui un’altra leggenda della musica della chitarra, un certo Jimmy Page, membro dei Led Zeppelin, entrerà negli Yardbirds.

Ecco, questo ad esempio è uno di quei momenti in cui la vita inizia a scrivere le sue storie. Inizia a battere le sue dita sulla macchina da scrivere con una fervida fantasia, inserendo personaggi di un certo spessore nel suo romanzo.

Gli Yardbirds avevano appena perso Eric Clapton, il quale prima si unì ai John Mayall & the Bluesbreakers, con il quale inciderà un solo disco chiamato Bluesbreakers with Eric Clapton, per poi l’anno dopo dare a vita ai Cream, altra band leggendaria. E Jimmy Page consigliò proprio agli Yardbirds di reclutare Jeff Beck.

Beck risulterà subito uno dei perni più importanti degli Yardbirds, tanto da divenire ancora più celebri proprio con lui alla chitarra. Con la band inglese, Beck incise un solo album, Roger the Engineer, in cui suonò anche il violino. Nonostante il successo, la band decise di scaricare Beck durante un tour negli Stati Uniti. Negli anni ’90, infatti, rivolgerà non proprio parole dolci alla sua vecchia band.

PIONIERE DELL’HARD ROCK E DELL’HEAVY METAL

Jeff Beck, quindi, l’anno dopo, nel 1967, fonda i The Jeff Beck Group. Una formazione niente male la prima con Rod Stewart alla voce, Ronnie Wood al basso, che in seguito diverrà bassista dei Rolling Stones, e Aynsley Dunbar, che in seguito suonerà con band e solisti di una certa caratura.

In questo gruppo, Jeff Beck ha l’opportunità di sperimentare più generi. Se prima era fermo su un genere blue/rock psichedelico, nei Jeff Beck Group esplorerà un suono più duro come l’hard rock, sempre accostato al blues. Difatti, Truth, il primo album dei JBG, è considerato persino come pioniere dell’heavy metal, genere non ancora esistente in quegli anni.

Con il suo gruppo, con lui al comando della chitarra e con una formazione che avrà continui cambi di componenti, Jeff Beck, oltre a suonare jazz, si darà anche generi più commerciali come il pop e l’R&B. Dopo Truth, la band pubblicherà altri tre album: Beck-Ola, Rough and Ready e Jeff Beck Group.

CARRIERA SOLISTA:

Terminata l’esperienza nel 1972 con il suo gruppo da lui stesso fondato, Beck decide per la carriera da solista. Una carriera solista che si baserà quasi esclusivamente sul jazz fusion e sul rock strumentale.

Nel 1975 uscirà Blow by Blow, dove il chitarrita sperimenterà anche il talk box, un effetto che permette di ‘far parlare’ la chitarra. L’album riscuoterà un grande e inaspettato successo, e l’anno dopo, nel 1976, uscirà Wired, uno dei migliori della sua carriera. La carriera solista di Jeff Beck prosegue con There & Back del 1980, il quale non riscuoterà una grande approvazione dalla critica.

Cinque anni dopo pubblicherà Flash, un album con svariati cantanti, tra cui con il suo ex componente di band Rod Stewart. Flash, nonostante divenne un successo planetario, non piacque a Beck. Questo lavoro, infatti, rispetto ai precedenti, aveva caratteristiche più pop, sonorità comunque già sperimentate da Jeff, ed in futuro esprimerà anche un certo disprezzo.

IL POLLICE, IL FADING E LA LEVA

Fosse stato così per tutta la sua carriera, non sarebbe stato difficile trovare un titolo adeguato per descrivere Jeff Beck. Con un tocco alla chitarra già celestiale di suo, e con un suono difficilmente replicabile, Jeff Beck rivoluziona sé stesso abolendo l’uso del plettro. Nel 1989, prima di altri anni difficili, pubblica  Jeff Beck’s Guitar Shop. In questo quinto album, Beck si cimenta in un modo di suonare mai visto prima.

Il pollice che suona la quarta corda della chitarra, l’anulare che tiene il regolatore del volume, creando l’effetto del suono che svanisce, e il resto della mano tenuta sulla leva. Floyd Rose, per gli intenditori. Questa leva ha la capacità di dare più enfasi ai vibrati, di cui Jeff Beck ne era già maestro.

Questo suo modo di suonare, rendeva il suo suono sempre più celestiale. Certo, l’anima rock era sempre presente nei suoi pezzi, con i suoi riff rocciosi e accattivanti, ma quando si lasciava andare agli assoli era una gioia per le orecchie. Le restanti corde, dalla terza alla prima, venivano suonate con indice e medio.

GLI ANNI NOVANTA: L’ACUFENE E LA SVOLTA ELETTRONICA

Negli anni novanta, il buon Jeff deciderà di darsi a svariate collaborazioni. Collaborerà con Bon Jovi alla realizzazione del primo album del cantautore statunitense, Blaze of Glory, ed in seguito con Roger Waters nell’album Amused to Death. Nel ’92, con Jed Leiber scriverà e comporrà Frenkie’s House, un album colonna sonora di genere rock strumentale per la miniserie australiana Vietnam War.

Sempre nel ’92, mentre è in tour con i Guns N’ Roses, inizierà a soffrire di acufene, rimanendo sordo temporaneamente. Nonostante il disturbo all’orecchio, Jeff continuerà comunque a comporre. Infatti nel ’93 uscirà Crazy Legs, album di genere rockabilly (il genere di Elvis, per intenderci), insieme ai Big Town Playboys.

Nel ’99 arriverà What Else!, album sempre rock strumentale ma con influenze di musica elettronica, e così sarà per i prossimi due lavori: You Had it Coming e Jeff. Gli ultimi due album da solista, invece, riprenderanno i generi che hanno segnato la sua carriera.

Nel 2010 esce Emotion & Commotion, album sia strumentale che cantato ma senza la vena elettronica dei tre album precedenti. Un lavoro che ritorna al blue rock, ma anche con tinte soul e classiche, contiene, infatti, una bellissima rivisitazione di Nessun Dorma. Nel 2016 è la volta di Loud Hailer, questa volta non strumentale, con Rosie Bones alla voce, e con un sound più hard rock.

Nell’estate del 2022, esce il suo ultimo lavoro 18, insieme a Johnny Depp, definito anche Jeff Beck and Johnny Depp album. Un disco rock contenente 13 brani per la maggior parte cover di altri artisti, e solo due inediti scritti da Depp.

Sembra inutile dire che Jeff Beck è stato un icona prima della chitarra e poi della musica. Ha esplorato ogni tipo di genere con la sua sei corde, ha contribuito all’evoluzione della chitarra con le sue tecniche, e soprattutto è stato un innovatore. Uno dei pochi, se non l’unico, ad uscire fuori dagli schemi della musica più suonata e ballata e renderla originale, facendo scuole a numerose band successive.

Simmaco Munno 

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