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Giudice blocca pillola abortiva in Usa, rivolta dei medici

08 aprile 2023 | 23.24

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Biden annuncia che “lotterà” per ribaltare la sentenza di un giudice federale del Texas

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Braccio di ferro sulla pillola abortiva mifepristone (RU486) negli Usa. Un giudice federale del Texas ha emesso una sentenza per la sospensione dell’approvazione ventennale del farmaco per l’aborto farmacologico da parte dell’ente regolatorio Fda, ma la sentenza non entrerà in vigore prima di 7 giorni, tempo nel quale il governo può presentare ricorso. Poche ore dopo un giudice federale nello Stato di Washington ha stabilito che la Fda deve mantenere i farmaci per l’aborto disponibili in più di una dozzina di Stati a guida democratica. Sul caso interviene il presidente americano Joe Biden, annunciando che ”lotterà” per ribaltare la sentenza che proibisce l’utilizzo della pillola abortiva.

Lo riporta la Casa Bianca sottolineando che Biden ha definito il divieto un “passo senza precedenti nella privazione delle libertà fondamentali alle donne”. La sentenza, se dovesse rimanere valida, rende ogni farmaco vulnerabile a “questo tipo di attacchi politici e ideologici”, afferma Biden.

La decisione del giudice provoca anche la reazione dei medici: la sentenza minaccia di impedire l’accesso a un farmaco sicuro ed efficace che è stato utilizzato da milioni di persone per più di 20 anni”. A usare queste parole definendo la sentenza è Jack Resneck Jr., presidente dell’American Medical Association (Ama), la più grande associazione medica negli States. “Il disprezzo della corte per fatti scientifici ben consolidati a favore di accuse speculative e asserzioni ideologiche causerà danni ai nostri pazienti e minerà la salute della nazione”, è la dura presa di posizione affidata a una nota.

“Rifiutando fatti medici, il tribunale si è intromesso ed è intervenuto nelle decisioni che spettano ai pazienti e ai medici”. Tutto questo, prosegue l’Ama “mina anche decisioni informate, erode la fiducia nelle istituzioni, esacerba le divisioni sociali e mette a rischio la salute individuale e collettiva”. Ma il presidente dell’associazione medica statunitense guarda anche oltre e sottolinea un ulteriore problema che si pone ora: “Questa decisione introduce il pericolo straordinario e senza precedenti che i tribunali ribaltino le decisioni normative sui farmaci di lunga data della Food and Drug Administration (Fda)”.

“Ciò va contro il processo scientifico stabilito che porta a tali decisioni e mette altri farmaci a rischio di essere soggetti a tentativi simili – avverte Resneck Jr. – Sostituire le opinioni dei singoli giudici e tribunali all’ampia revisione scientifica basata sull’evidenza dell’efficacia e della sicurezza attraverso processi consolidati della Fda è sconsiderato e pericoloso. Abbiamo anche assistito agli sforzi dei legislatori statali per limitare l’accesso a questo farmaco: riteniamo che le normative della Fda dovrebbero sostituire la legge statale per evitare un mosaico di regole”.

Parole di “condanna” al tentativo di stoppare l’uso della pillola RU486 arrivano anche da ginecologi e ostetrici dell’Acog, American College of Obstetricians and Gynecologists, per voce della presidente Iffath Abbasi Hoskins e della Ceo dell’associazione Maureen G. Phipps: “Ribaltare l’approvazione della Fda per il mifepristone è un grave passo avanti legale”, evidenziano in una nota. “La decisione tradisce il pregiudizio che ha informato la sua retorica, deliberatamente ignora decenni di dati scientifici basati sull’evidenza ed evita un linguaggio clinicamente appropriato sul mifepristone, un farmaco critico utilizzato sia per l’aborto che per la gestione dell’aborto”. E’ una pronuncia che “travisa decisamente la cura dell’aborto farmacologico. È provocatoria, distorce la realtà” degli specialisti “che forniscono compassionevolmente assistenza all’aborto, dei milioni di pazienti la cui salute e vita sono state influenzate dall’aborto farmacologico”, incalzano.

“La causa che ha portato a questa eclatante decisione non è stata intentata per proteggere la salute e il benessere di coloro che necessitano di aborti farmacologici, ma piuttosto come uno sforzo politicamente motivato per imporre pregiudizi personali sulla vita delle persone e sull’autonomia corporea”, attaccano ginecologi e ostetrici Usa, secondo cui “l’annullamento avvenuto l’anno scorso delle protezioni offerte dalla Roe v. Wade”, cioè la sentenza della Corte suprema Usa che tutelava il diritto costituzionale federale all’aborto, “è stato un disastro catastrofico per la salute riproduttiva delle persone in tutto il Paese. La decisione di oggi è altrettanto preoccupante. Costringerà le persone a rivolgersi ad altri mezzi per accedere alle cure per l’aborto; costringerà i medici a prescrivere regimi meno sicuri e meno efficaci e imporrà un danno maggiore a chi già lotta per accedere all’assistenza sanitaria riproduttiva necessaria, aumentando così le disuguaglianze sanitarie”.

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