Roma, 11 gen — Gli spettacoli «da circo» che sfruttavano le disabilità fisiche o intellettive delle persone scritturate sono stati fatti (giustamente) oggetto di stigmatizzazione e relegati all’oblio: nessuno si aspetterebbe oggigiorno, nel civilizzato e ultracorretto Occidente, di pagare per ritrovarsi di fronte a una serie di perfomance, eseguite da disabili truccati in maniera grottesca che si esibiscono in balletti volgari, ma ideate e organizzate da un individuo normodotato che lucra attivamente sugli stessi.

Eppure ciò che la storia ha buttato fuori dalla porta, bollandolo come inumano e degradante, rientra clamorosamente dalla finestra sotto forma di Drag Syndrome, ovvero uno show di drag queen itinerante in cui si esibiscono persone affette da sindrome di Down. Del resto, se le grigie schiere woke hanno da tempo sdoganato gli spettacoli drag che ipersessualizzano i bambini. Dunque perché non sfruttare, allo stesso scopo, le persone disabili, individui statisticamente più plasmabili e con una volontà e percezione della realtà minori (cioè come i bambini)?

Drag Syndrome, lo spettacolo con le drag queen affette da Sindrome di Down

Il clamore attorno allo show è esploso il 4 gennaio scorso (ma Drag Syndrome è attivo da anni e da anni si attira le critiche di chi ha ancora un briciolo di neuroni del cervello) quando Mashable ha caricato il video di uno spettacolo del gruppo su Twitter. Il cortometraggio, intitolato Born to dance with a extra chromosome, (Nato per ballare con un cromosoma in più) (sic) mostra interviste ed esibizioni di svariate drag queen con sindrome di Down. Il video include anche una chiacchierata con il direttore creativo del drag show, Daniel Vais, che causalmente non è affetto da trisomia. Vais ha fondato Drag Syndrome nel 2018.

Descritto sul sito web come un «collettivo di drag queens e kings con sindrome di Down che vi creeranno dipendenza» si trova attualmente in tournée in tutta Europa e si sta esibendo al RuPaul’s DragCon UK 2023 a Londra. La compagnia è stata precedentemente presentata al DragCon nel 2020 e si è guadagnata un articolo su British Vogue. Drag Syndrome è anche una fiorente macchina da soldi che vende il proprio merchandising e vanta oltre 81mila follower su Instagram e  558mila follower su TikTok.

Una tempesta di critiche 

Nonostante le critiche piovute nel corso degli anni, il carrozzone prosegue spedito. Tranne nel 2019, quando il proprietario di un locale a Grand Rapids, nel Michigan, si era fatto prendere da scrupoli  annullando lo spettacolo e dichiarandosi contrario allo sfruttamento di persone la cui capacità di discernimento non risultava certa e preoccupato dalle implicazioni etiche di un tale spettacolo. Secondo la Mayo Clinic, «quasi tutte le persone con sindrome di Down hanno disabilità intellettive o basso QI, che in molti individui include difficoltà di apprendimento e problemi con le attività della vita quotidiana, da lievi a gravi». Ed è noto che le persone con disabilità intellettive sperimentano tassi più elevati di abuso e sfruttamento, un problema reale più volte sollevato dai social media e da Internet .

La risposta al video di Mashable è stata fortemente critica. «Questo è un abuso. Questo è sfruttamento. Questo è disgustoso. Questi individui non sono in grado di acconsentire, probabilmente non sono nemmeno in grado di vivere in modo totalmente indipendente. Non ho parole», ha scritto un utente. «Da genitore di persona disabile, dico che questo è disgustoso», gli fa eco un altro. La giornalista Tatiana Passaic ha posto una domanda a cui nessuno ha saputo rispondere: «Qual è esattamente il pubblico di destinazione per questo show?». Chi è l’individuo che paga per farsi due risate di fronte all’esibizione grottesca di persone disabili?

Meet the artists and performers of Drag Syndrome, the world’s first drag troupe for people with Down syndrome pic.twitter.com/jAlW44eFfp

— Mashable (@mashable) January 4, 2023

Cristina Gauri

Ti è piaciuto l’articolo?
Ogni riga che scriviamo è frutto dell’impegno e della passione di una testata che non ha né padrini né padroni.
Il Primato Nazionale è infatti una voce libera e indipendente. Ma libertà e indipendenza hanno un costo.
Aiutaci a proseguire il nostro lavoro attraverso un abbonamento o una donazione.