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Buco dell'ozono, “entro il 2040 la perdita sarà completamente recuperata” – Il Fatto Quotidiano

| 9 Gennaio 2023

Con gli ultimi mesi caratterizzati da catastrofi ambientali la notizia che riguarda il buco nello strato di ozono, un tempo il pericolo ambientale più temuto per l’umanità, fa tirare un piccolo sospiro di sollievo. Dovrebbe essere completamente sparito nella maggior parte del mondo entro due decenni, grazie all’azione decisiva da parte di molti governi di eliminare gradualmente le sostanze che riducono lo strato come riporta il Guardian citando l’Onu. La perdita dello strato di ozono, che ha rischiato di esporre le persone ai dannosi raggi ultravioletti del Sole, è sulla buona strada per essere completamente recuperata entro il 2040 in gran parte del mondo, mentre si ricreerà completamente entro il 2045 sull’Artico ed entro il 2066 sull’Antartide.

Dopo l’allarme per la perdita di ozono negli anni ’80, lo strato di ozono è migliorato costantemente sulla scia del protocollo di Montreal del 1989, un accordo internazionale che ha contribuito a eliminare il 99% delle sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono, come i clorofluorocarburi (CFC) che erano utilizzati come solventi e refrigeranti. L’Onu afferma che l’azione intrapresa sullo strato di ozono è stata anche un’arma contro la crisi climatica: i CFC sono anche gas serra e il loro uso continuato e incontrollato avrebbe innalzato le temperature globali di ben un grado centigrado entro la metà del secolo, peggiorando una situazione già disastrosa in cui i gas che riscaldano il pianeta non stanno ancora diminuendo. “L’azione sull’ozono costituisce un precedente per l’azione per il clima“, ha affermato Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, che oggi ha presentato il rapporto sui progressi, stilato ogni quattro anni. “Il nostro successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che consumano ozono ci mostra cosa si può e si deve fare con urgenza per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l’aumento della temperatura”.

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