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Bonus 110%, stop all'acquisto del credito anche da parte degli Enti Locali. Berzano: “C'era rischio di danno erariale” – ATNews.it

Il Governo Meloni, con l’ultimo Consiglio dei Ministri, intende mettere una pietra tombale sulla cessione del credito del 110%, meccanismo molto discusso che secondo il Ministro dell’Economia Giorgetti “grava per duemila euro sulla testa di ogni italiano“.

Con il decreto legge, ci sarà anche  il divieto per le pubbliche amministrazioni di acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi. Un fenomeno, questo, diffuso da poco, ma a cui la Regione Piemonte aveva già aderito ma che vedeva lo scettiscismo di alcuni enti locali, non ultimo il Comune di Asti.

La Regione Piemonte, infatti, aveva annunciato di voler inserire nella legge di stabilità 2023 una norma che intendeva soccorrere il sistema della cessione dei crediti dei bonus edilizi acquistandone per 50 milioni l’anno da banche e intermediari finanziari, con l’obiettivo di dare un aiuto concreto a cittadini e imprese per continuare ad accedervi.

La condizione per l’acquisto, però, era che questi crediti provenissero da lavori svolti in Piemonte e non fossero soggetti a contenziosi. Per la Regione l’operazione non avrebbe avuto alcun costo: i crediti acquisiti sarebbero andati infatti a compensazione degli oneri fiscali con lo Stato. La Regione avrebbe acquisito i crediti, certificati dall’Agenzia delle Entrate, tramite Finpiemonte.

L’Assessore al bilancio della Regione Piemonte, Andrea Tronzano spiegava così la ratio che stava alla base della misura: “i bonus edilizi hanno visto una partecipazione numerosa proprio grazie alla possibilità di realizzare i lavori senza sovraesporsi economicamente attraverso la cessione del credito a banche e intermediari finanziari che anticipano gli importi necessari ai lavori. Oggi però la possibilità di usarli ha avuto un forte arresto, perché banche e intermediari hanno acquisito un numero molto elevato di crediti e non vengono più autorizzare nuove pratiche”.

Molto scettico sulla misura si era dimostrato fin da subito il consigliere delegato al Bilancio Renato Berzano, che aveva sconsigliato all’Amministrazione di procedere sulla strada di acquisto dei crediti. “Capisco che le motivazioni alla base del provvedimento fossero buone – spiega – ovvero quelle di aiutare l’economia locale e smobilitare risorse che potevano essere impiegate utilmente in altri settori. La verità, però, è che quell’operazione si presentava anche con forti rischi. Il primo, e più importante, è che era molto facile incorrere in un danno erariale: i controlli per la regolarità della cessione del credito sono lunghi e complessi e l’Amministrazione Comunale non è in grado di effettuarli in maniera capillare. Basta un DURC non in regola da parte dell’impresa che il Comune sia costretto a rispondere di centinaia di migliaia di euro. La seconda, di carattere più generale, è che non si può avere la sicurezza che questa misura aiuti effettivamente le imprese piemontesi. Se infatti il Comune acquistasse crediti per lavori edilizi svolti da un’impresa di un’altra regione italiana, questa verrebbe sì sgravata dagli oneri, ma non è detto che reinvesta di nuovo ad Asti. Molto più probabilmente, seguendo le logiche del mercato, andrebbe in altri posti”. 

Insomma, se le basi di partenza erano buone, quella della cessione del credito alle Pubbliche Amministrazioni locali si presentava come un campo minato, con contenziosi che sarebbero potute trascinarsi per anni.

Di parere opposto, invece, il gruppo consiliare del M5s in Consiglio regionale, che rivendica la bontà di una delle misure bandiera del governo Conte II: “Bloccare l’acquisto dei crediti da parte degli enti locali vorrebbe dire abbandonare i piemontesi al loro destino– scrivono i consiglieri pentastellati – il Superbonus nel 2022 ha contribuito al 22% della crescita del PIL nazionale e, a fronte di 55 miliardi investiti, è stato in grado di attivare un valore della produzione pari ad almeno 115 miliardi di euro. Solo in Piemonte gli investimenti per lavori conclusi ammessi in detrazione ammontano a quasi 3 miliardi di euro al 30 novembre 2022. Il Superbonus va difeso, ne va del futuro dell’Italia”.

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