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Arte: Giovanni Iudice, “La mia Umanità e i drammi del mondo”

Modica – Fino al 5 febbraio la tela italiana più itinerante e richiesta del momento è esposta all’ex Convento del Carmine di Modica, in una stanza tutta sua e in un allestimento che ne magnifica lo spirito artistico e civile: Umanità di Giovanni Iudice (di cui sono in mostra una sessantina di altre opere, che vanno dal 1992 al 2022) si offre all’osservatore nelle sue grandi dimensioni (235×300 cm) e nella sua forza espressiva, esaltata perchè posta su uno strato di sabbia quale prolungamento della spiaggia dove sono accovacciati i migranti del dipinto. 

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Nel 2019 infatti il Part di Rimini gli chiede di rivisitare Umanità in forma ancora più simbolica, sicchè arriva Le stelle del mare, opera di dimensioni più contenute, oggi custodita a Rimini, e diversa per la presenza al centro non di una donna che solleva un bambino nero appena nato ma di una ragazza che come una Madonna nera tiene in braccio il figlioletto neonato. E Madonna nera si intitola un piccolo olio del 2018 (che con poche variazioni raffigura la stessa ragazza madre, da Iudice conosciuta personalmente col nome di Masha), rielaborazione di un trittico, Asino 2018 dopo Cristo (oggi proprietà di un collezionista londinese che Iudice da tempo cerca di identificare: opera non presente dunque a Modica), che conta anche il dipinto di un asino piantato sulla riviera che, rivolto al mare come a guardia della sua terra, sembra volere impedire ogni arrivo e una tela su lamiera dove un gruppo di migranti appare in una stiva dall’oblò di una nave. Rispetto a Umanità, Le stelle del mare si distingue per la presenza del mare nero pece oltre la spiaggia e nel cielo notturno di ventisette stelle che indicano gli Stati dell’Unione europea. Il suo carattere irenico e ideale fa da contrappunto a quello mortifero e ideologico che innerva Umanità. La donna che solleva il bambino e ne annuncia la salvezza guardando il gruppo di immigrati a terra sta in piedi al pari di una coppia di volontari che in figura di becchini portano via un sacco nel quale è contenuto un cadavere, mentre al centro delle due rappresentazioni, tra la vita e la morte, l’ombra di un uomo che di spalle si allontana di fretta richiama il politico che volta le spalle alla solidarieta’ e porta con se’ una borsa con dentro probabili oggetti strappati al povero bagaglio dei clandestini. Davanti a lui, come ad osservarlo, si erge un’altra ombra, denotata nel buio della notte da una berretta cardinalizia. “Nel suo volto rugoso come in una maschera veneziana – dice Iudice – ho voluto vedere il potere della Chiesa che si nasconde davanti al dramma che si consuma sotto i suoi occhi”.

Conviene Paolo Nifosì, curatore della mostra modicana: “I migranti non costituiscono la cifra di Iudice. Il suo impegno civile si riscontra anche nelle spiagge, dove viene affermata un’idea di vacanza popolare che riflette un certo modo di vedere la nostra società. Iudice è artista contemporaneo con uno sguardo puntato su ciò che vede”.

Il rimando è naturalmente a Piero Guccione, “pittore del visibile” e come Iudice ossessionato dal mare, lo stesso che condivide con lui lungo la costa mediterranea. “Hanno vissuto nello stesso spazio visivo” dice Nifosì, “ma il male di Guccione è calmo, chiaro e senza bagnanti, mentre quello di Iudice è popolatissimo, tende al blu ed è sferzato dal vento di ponente che lo rende mosso. Iudice ammette la differenza: “Piero è stato un artista piu’ lirico, io molto piu’ terreno, attratto dalla miseria umana. Non mi ha influenzato artisticamente, questo no, ma spiritualmente è stato anche per me un punto di riferimento soprattutto in fatto di impegno civile, di morale, di concetto di arte”. La miseria umana che attrae Iudice e’ bivalente: mentre i suoi bagnanti sono sempre visti dall’alto, a volo d’uccello, come un paesaggio osservato con distacco, i migranti, gli stranieri, le donne dipinte nude, le marine cespugliose del Gelese sono dipinti ad altezza d’uomo in un rapporto ravvicinato.

“E’ vero – spiega – ed è dovuto a un mio atteggiamento più umile verso tale realtà”. Ciò definisce il valore politico delle sue marine nelle quali il senso del dramma sottende un significato ben diverso, di tipo sociale e non ideologico. In un emblematico olio del 2012, Nuvole a Venezia, un barcone ricolmo di migranti quanto un battle people attraversa il Canal Grande come fosse una nave da crociera, creando così il contrasto tra miseria e lusso, dramma e edonismo, bruttezza e bellezza. Senonchè il titolo riguarda un dettaglio che fa da metafora. Iudice è di fatto nei significati reconditi che coniugano realismo e simbolismo: in un olio del 2017, proprietà dell’attore Luca Zingaretti, il titolo Il bacio è dato da una coppia in intimità che rileva in un particolare minuscolo della larga veduta di una spiaggia bagnata da un mare agitato; così come in L’abbraccio dello stesso anno la coppia in effusione sull’uscio di una cabina a mare si perde nella vastità del cielo, del mare e del lido deserto. La mostra di Modica dà però conto anche dello sviluppo artistico di Iudice: dai disegni a matita sulle spiagge a quelli degli strumenti di ambulatorio ospedaliero realizzati da infermiere, dai nudi insistiti di donna fino all’emozionante ciclo dei migranti, il piu’ vicino alla sua sensibilità. Non a caso nel 2021 è tornato a rivisitare il tema con un dipinto intitolato giustappunto Piccola umanità nel quale i clandestini a terra sulla spiaggia sono lasciati ormai soli, senza Madonne nere, becchini e cardinali, senza nemmeno un cane.

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