Roma, 8 gen – “È un bene che il popolo non comprenda il nostro sistema economico e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina”. Questa citazione di Henry Ford, uno dei fondatori del colosso automobilistico americano, è più che mai attuale. Difatti, per trovare la giusta via tra la selva di commercianti scontenti di pagare le commissioni sulle transazioni e di chi vorrebbe addirittura abolire il contante per azzerare l’evasione fiscale, occorre indagare la base del sistema economico chiedendosi: cos’è la moneta? Ponete questa domanda agli specialisti del settore economico-finanziario e riceverete risposte discordanti, ammesso che ne riceviate.
Cos’è la moneta
Proviamo brevemente a fare un po’ di chiarezza: la moneta non è valore creditizio, perché è un mezzo per estinguere i crediti ma continua a circolare dopo ogni transazione, quindi non può essere allo stesso tempo credito e oggetto del credito.
La moneta è un bene immateriale di valore convenzionale, ed è misura del valore poiché misura il valore dei beni. La moneta, in più, è un bene collettivo, in quanto è la collettività che accetta la convenzione monetaria. Di conseguenza, il valore della moneta è creato da chi l’accetta come mezzo di pagamento, non da chi l’emette. Ciò si dimostra con un semplice ragionamento: se la presidente della Bce Christine Lagarde stampasse moneta su un’isola deserta, creerebbe solo carta colorata e nessun valore, a causa dell’assenza di una comunità di utilizzatori per quella moneta. Anche l’oro, per esempio, ha valore giacché noi siamo d’accordo che lo abbia, non vi è nessuna ragione materiale. Pure nel caso di una moneta fuori corso ciò che cambia è solo la convenzione, perché non avviene nessuna alterazione fisica in una banconota che ha valore un giorno e nessun valore il giorno del passaggio a una nuova moneta.
Simboli monetari
Chiarito questo fondamentale concetto, ci si accorge che le banche centrali e il sistema bancario stampano simboli monetari (manifestazioni formali di una fattispecie giuridica), ossia dei “contenitori” vuoti riempiti successivamente di valore per convenzione dalla collettività dei cittadini nel momento in cui entrano in circolazione. La popolazione considera per riflesso condizionato la moneta come già esistente e di proprietà dell’organo di emissione, mentre quest’ultimo, in realtà, possiede solo i meri simboli ancora vuoti del loro valore monetario, ossia carta colorata, carta stampata, carta straccia. Come conseguenza finale la cittadinanza, non rendendosi conto che è essa stessa a creare il valore convenzionale monetario, accetta moneta in prestito dal sistema bancario. Prestare denaro, però, è una prerogativa del proprietario; dunque, chi è il proprietario della moneta all’atto dell’emissione se non chi ne crea il valore?
Tutto questo ci fa guardare alla questione delle commissioni da una diversa prospettiva, perché se proprio si vuole abbinare a ogni transazione digitale una commissione, quest’ultima va accreditata per gratitudine all’utilizzatore e non detratta, per il semplice fatto che il circuito bancario crea tutto il denaro che vuole dal nulla a costo zero attraverso una scrittura contabile (moneta endogena) appropriandosi del lavoro “spirituale” della cittadinanza.
Contante o digitale, a proposito di evasione fiscale
Passiamo ora alla questione dell’evasione fiscale: a oggi non c’è alcuna correlazione scientificamente dimostrata tra un limite all’uso del contante e un corrispettivo livello di evasione fiscale (in linea teorica con una moneta sgravata di debito all’atto dell’emissione il diritto tributario potrebbe essere addirittura abolito). Le ricerche scientifiche a riguardo scarseggiano, ma da studi della Bce e della Banca d’Italia emergono, al limite, aumenti infinitesimali del livello di evasione tra un tetto al contante minore e uno maggiore. L’evasione fiscale, infatti, ha molteplici cause, tant’è che molti Paesi europei hanno un livello di evasione fiscale molto più basso di quello dell’Italia senza possedere alcun limite all’uso del contante.
Chi vede dietro ogni commerciante un possibile evasore, per giunta, dimentica sempre che l’evasione maggiore è possibile proprio grazie al digitale. È sufficiente digitare in un motore di ricerca le parole chiave “truffa, frode, evasione milionaria online” per rendersi conto della portata plurimiliardaria di tali operazioni illegali. Inoltre, l’intensificazione delle transazioni economiche digitali porta con sé un insieme di problemi – alcuni dei quali di estrema gravità – talmente ampio da non poter essere sviscerato in questo spazio. Ci limiteremo, quindi, giusto ad alcune osservazioni sugli accadimenti più recenti: lo scorso febbraio sono stati bloccati i conti correnti dei camionisti canadesi in protesta contro le restrizioni imposte dal governo per fronteggiare il Covid-19. In un domani non troppo lontano, la stessa sorte potrebbe capitare a chiunque per una qualsiasi ragione decisa a tavolino dallo Stato.
L’azzeramento delle rapine è un’altra argomentazione spesso usata a difesa di un sistema di pagamento esclusivamente digitale, ma è sufficiente ricordare come l’attività di phishing, che a oggi rappresenta circa il 70% del volume totale della posta elettronica giornaliera, è causa anch’essa di vere e proprie rapine milionarie. Per non parlare di ciò che è accaduto, e che può riaccadere continuamente con le criptovalute, nel recente caso del fallimento di Ftx. In più, i furti di identità in rete sono all’ordine del giorno, cosa impossibile da realizzare impossessandosi di un documento di identità cartaceo.
Senza contante, come ti commercializzo la vita
L’aspetto più inquietante rappresentato dalla digitalizzazione in campo economico, però, è senza dubbio l’avanzata delle CBDC, acronimo di Central bank digital currency. Ormai, varie fasi preliminari propedeutiche all’introduzione di una moneta digitale emessa direttamente dalle banche centrali sono state avviate in ogni parte del mondo, e non è escluso che la possibilità di detenere un conto corrente personale presso la banca centrale della propria nazione porti al collasso del sistema bancario commerciale mondiale, perché quest’ultimo non avrebbe più ragione di esistere.
L’avanzata sfrenata del digitale sta accelerando la commercializzazione totale della vita umana, dando la possibilità a governi e multinazionali di conoscere ogni nostra singola azione quotidiana e di calibrarla inconsciamente tramite gli algoritmi. Quando si farà l’elemosina con il pos e i nonni regaleranno i primi soldi ai propri nipotini con bonifici bancari sui loro conti correnti, sarà allora, molto probabilmente, troppo tardi per tornare indietro.
Mattia Luzi
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