Non si placa la protesta di Coldiretti contro l’etichetta ingannevole sul vino, recentemente, autorizzata dall’Unione Europea per il mercato irlandese, andando ad equiparare il vino ad alcolici, super alcolici e, addirittura, alle sigarette.
Un’etichetta riportante avvertenze fuorvianti e che non tiene conto delle sostanziali e basilari differenze tra vino e alcolici/superalcolici, in termini di quantità, contenuti e gradazione alcolica. Una dicitura abnorme, quella che recita: – nuoce fortemente alla salute, – che non contempla la distinzione se a basso, medio o elevato tenore alcolico. Un pericoloso precedente che rischia di aprire le porte ad una normativa comunitaria allarmistica e ingiustificata, capace di influenzare negativamente le scelte dei consumatori. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento che fa parte, a pieno titolo, della Dieta Mediterranea, per altro, Patrimonio Unesco, con una storia lunga almeno 8 millenni.
Sull’argomento, sempre più caldo nei Paesi leader mondiali dell’enologia, quali Italia, Francia e Spagna, sta disquisendo anche il mondo scientifico, con opinioni al più allineate, nonostante la recente dichiarazione fuori dal coro dell’immunologa Antonella Viola, presto confutata, tra gli altri, dal massimo esperto internazionale di nutrizione e alimentazione qual è il medico-nutrizionista clinico Giorgio Calabrese.
Sotto accusa, la dichiarazione che il vino farebbe male, accorcerebbe la vita, ridurrebbe il cervello e favorirebbe patologie tumorali…. – alla quale Calabrese risponde forte di ben 236.068 pubblicazioni scientifiche che, al contrario, attestano la bontà dell’alimento liquido qual è il vino.
Pubblicazioni che spaziano dagli ambiti di “vino e salute” (58.443), vino e resveratrolo (59 456), vino e longevità (4.251), vino e ruolo funzionale dei polifenoli (83.925), vino e problematiche cardiovascolari (20.586), vino e Dieta Mediterranea (5.970) e vino e prevenzione di degenerazioni neurologiche (3.437), andando a confermare le proprietà, invece, benefiche del vino stesso, poiché, come in tutte le cose, è la quantità a fare la differenza.
Studi scientifici che sono entrati anche nel merito dei singoli composti del vino scandagliandoli ad uno ad uno per dimostrare gli apporti positivi che rilasciano all’organismo. Ne sono esempi, tra gli altri, polifenoli, minerali e vitamine. Entrando nel dettaglio di alcuni, “l’Idrossitirosolo, la molecola antiossidante contenuta anche nell’olio extra vergine di oliva – prosegue Calabrese, – conferisce importanti proprietà anti-invecchiamento; i Flavonoidi e i Polifenoli sono potenti antiossidanti; il Resveratrolo agisce come antiossidante e antimutageno inibendo la proliferazione delle cellule tumorali; la Quercitina presenta caratteristiche strutturali che conferiscono un’importante attività di radical scavenging”.
“La preoccupazione dell’Irlanda nasce da un dato di fatto incontrovertibile: i troppi e gravi incidenti stradali, rispetto ad una Nazione in cui il consumo di alcol è elevato. In Italia, secondo i dati Istat, la situazione è ben diversa – sottolinea Calabrese – Si beve circa un bicchiere di vino al giorno andando a privilegiare la qualità alla quantità. Una moderata quantità di vino appaga il palato, aiuta la digestione e favorisce la salute cardio-circolatoria. Non dimentichiamo, poi, che a differenza degli alcolici e superalcolici (che sono a base di alcol con dentro qualcos’altro), il vino contiene l’85-87% di acqua e quindi il 12-15% di materia alcolica associata a vitamine, minerali e antiossidanti”.
“Il vino, consumato ai pasti e responsabilmente, con moderazione, intelligenza, nonché associato ad uno stile di vita sano, dunque, ha effetti benefici – rimarca Calabrese – Ritengo, pertanto, che occorra ripartire da una fondamentale azione di educazione alimentare a tutti i livelli. Tra gli altri, sono firmatario di un progetto di legge presentato in Parlamento volto ad educare i consumatori al moderato introito di alimenti, solidi e liquidi, spiegando che l’introduzione del minimo bicchiere di vino al giorno deve avvenire ai pasti (mai a digiuno) e mai prima dei 18 anni, quando il fegato non è ancora in grado di metabolizzare alcol”.
“E’ del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di alcolici/superalcolici, tipico dei Paesi nordici, al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come vino e birra che, in Italia, sono diventati l’emblema di uno stile di vita lento, sociale e attento all’equilibrio psico-fisico” aveva precisato il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio.
“Il vino è parte integrante della nostra storia e della nostra vita – aggiunge il direttore Coldiretti Asti Diego Furia – Il nettare degli dei, di Bacco o di Dioniso è presente nella cultura millenaria dell’uomo universalmente riconosciuta in tutto il mondo; anche in ambito spirituale, il vino accompagna l’Ultima Cena di Gesù e diventa sangue di Cristo nell’Eucarestia. Non ho le competenze per pronunciarmi in termini scientifici, ma non posso pensare che, dopo circa 8mila anni di storia, il vino sia improvvisamente diventato una minaccia per la salute umana. Ritengo, invece, che responsabilità, moderazione e consapevolezza siano requisiti indispensabili non solo per approcciarsi al vino come a qualsiasi altro alimento ma, soprattutto, per poterne cogliere gli effetti benefici di cui ai rimandi di ampia, approfondita, competente e puntuale letteratura scientifica. Dal nostro canto, grazie alla consolidata collaborazione col prof Calabrese, dal prossimo 17 di febbraio torneremo a proporre incontri di formazione/informazione (anche validi per i crediti giornalistici e i PCTO scolastici) sui temi di – Alimentazione e Salute – con una specifica sessione dedicata al vino e al consumo di alcol tra i giovani”.