Fonte:LiberoQuotidiano 29 novembre 2022 di Alessandro Gonzato
Caso Soumahoro. Le tre scimmiette sono due: Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, la premiata ditta che non vede, non sente, ma parla e straparla, tanto che nella loro Mezz’ora in più, ieri su Rai3, i leader di Sinistra Italiana ed Europa Verde, pugili suonati messi alle corde da Lucia Annunziata, sono riusciti perfino a dare la colpa al Papa pur di provare a schivare i ganci del caso Soumahoro, tentativo chiaramente finito con un ko tecnico, chissà se con una scomunica.
DIFESA SURREALE – È stato Bonelli, invero, l’autore del capolavoro, e non sarebbe giusto togliergli tale altissimo merito. Fratoianni gli ha comunque fatto da spalla, dicendo urbi et orbi – tra le altre cose – che se nel ghetto foggiano di San Severo teatro dei selfie di Aboubakar c’è l’acqua potabile il merito è suo, di quando era assessore in Puglia, e vabbè, San Nicola Fratoianni. Veniamo al Pontefice. L’Annunziata ha fatto presente a Bonelli che il vero problema, se come sostengono i due non sapevano nulla di questa storiaccia, è proprio questo, che dovevano sapere delle ombre sul curriculum della famiglia Soumahoro. Vai Bonelli, vai, è il tuo momento. Ed eccolo, Bonelli: «Non solo non eravamo a conoscenza noi, ma nemmeno tanti prefetti, tanti sindaci, presidenti del Consiglio (stoccata a Giuseppe Conte che era in studio poco prima, ndr), e non voglio scomodare persone che hanno un ruolo spirituale molto importante nel mondo». Bonelli scomoda il Vaticano.
ANGELO E DEMONI – Apriti cielo. Bonelli, ovviamente, non ha nominato Francesco, e però il collegamento è stato fin troppo evidente dato che è noto che due anni fa Bergoglio in occasione dell’udienza generale del primo maggio ha ricevuto Soumahoro e l’episodio è stato ricordato appena una paio di sere fa su La7 a Propaganda Live da uno degli sponsor principali del deputato con gli stivali, ossia Diego Bianchi alias Zoro, e non è stato l’unico tra i paladini della sinistra.
La giacchetta tirata al Papa, o meglio la veste del Santo Padre, è stata il punto più alto (più basso in realtà) di un climax partito al grido di «ci sono anche altri in parlamento che hanno parenti che hanno avuto problemi con la giustizia», e «noi non sapevamo nulla», e «comunque su Aboubakar non c’è alcun procedimento giudiziario», «ma la questione politica è molto forte, perché noi siamo chiamati a essere più rigorosi degli altri», ha tenuto a sottolineare Bonelli. E dunque, domanda rivolta al “compagno” Fratoianni, come la mettiamo con tutti quelli che sostengono che su Soumahoro l’avevano avvertita (gli ultimi sono stati dieci dirigenti di Sinistra Italiana e prima ancora il segretario modenese del Pd dove l’ivoriano è stato candidato)? «Ma chi lo sapeva del business Soumahoro”!». Se ho una segnalazione che non riguarda illeciti, questo mette in discussione una figura che aveva fatto lotte in quell’ambiente ma che dal mio punto di vista rafforzava un lavoro che stavamo facendo su un certo terreno?».
Scusi, onorevole: quindi?
«C’è un cortocircuito molto problematico tra ciò che interpreta una battaglia e comportamenti, scelte che possono mettere in difficoltà quella battaglia». Prematurata la supercazzola, o scherziamo? Fratoianni riprende fiato e riattacca: «Quando il 10 agosto abbiamo presentato la candidatura di Aboubakar, se qualcuno sapeva che c’erano circostanze che sconsigliavano quella candidatura avrebbe potuto dirlo. Non mi pento della scelta, e spero che l’evoluzione della vicenda porti a una soluzione e mi preoccupo di tutelare chi in questo mondo continua a lavorare».
FAIDA INTERNA – È una risposta indiretta a Elena Fattori, esponente di Sinistra Italiana e firmataria della lettera in cui – dicevamo- dieci dirigenti del partito hanno puntato il dito contro Fratoianni. Fattori, a mezzo stampa, ha tuonato che «è stato scelto un personaggio (Soumahoro, ndr) senza andare a vedere cosa proponesse realmente al di là delle sue comparsate mediatiche». «Chiediamo che ci si interroghi sul futuro», ha continuato la Fattori, «su come vengono scelti i candidati: di quelle storie si sapeva tutto». Bonelli ha replicato che Soumahoro «era una personalità molto sostenuta dal mondo della cultura, che ha fatto delle battaglie anche molto importanti», e che «ora fare un processo ex post non è corretto: dire “dovevate sapere” non è corretto, perché chi sapeva, allora, doveva dirlo, e non intervenire successivamente per dire: “Ah ma è un personaggio particolare…”». Giusto: ma nel dubbio meglio dire che Aboubakar l’aveva incontrato anche il Papa, si capisce.