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Mileto, il vescovo all'assemblea diocesana: «Critiche al Papa un male alla Chiesa»

Nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea è partita la seconda fase del cammino sinodale, avviato da Papa Francesco nell’ottobre del 2021. A tal proposito nella basilica cattedrale di Mileto si è svolta l’assemblea diocesana convocata dal vescovo Attilio Nostro. Nel corso dell’incontro il presule ha dapprima ringraziato tutte le comunità presenti «per questa occasione che noi concediamo a Dio e alla Chiesa per rinnovare e farci rinnovare in questa grazia del battesimo che abbiamo ricevuto e che ci conferisce non soltanto la figliolanza, ma la regalità, la profezia e il sacerdozio che vanno recuperati perché sono tre armi con le quali combattere la battaglia contro il maligno». [Continua in basso]

Quindi, prendendo spunto dalla lettura biblica sullo scontro tra Davide e Golia, si è soffermato sull’eterna lotta tra il bene e il male. «Uno degli errori micidiali della vita spirituale – ha sottolineato – è pensare che dentro di noi la battaglia contro Satana è già vinta. Qualche anno fa Papa Francesco disse una cosa che io trovai estremamente giusta: “A volte lo Spirito santo fa una fatica micidiale per convincere le persone lontane dalla fede ad entrare in chiesa e noi non facciamo alcuna fatica nel pensare a come accoglierle a nostra volta, anzi li allontaniamo, magari anche solo con un’occhiataccia. Attenti, perché faremmo un errore madornale a pensare che Golia non sopravviva in noi. Tutti, invece, dovremmo pensare che siamo in lotta contro questo uomo vecchio che sta in noi». Il vescovo si è tra l’altro chiesto per quale motivo anche all’interno della Chiesa si litiga. «Tra noi consacrati – ha spiegato – ci sono legami sacramentali, abbiamo dentro lo stesso sangue e lo stesso corpo di Cristo con cui siamo entrati in quella morte e risurrezione unica per tutti. Siamo figli della Chiesa nostra madre, e non possiamo parlare male di nostra madre. Eppure, come vedete, ci sono cardinali, vescovi e preti che parlano male del Papa. Quanto più questa cosa è concreta anche nelle comunità cristiane più piccole, dove il mio parroco non è certo il Papa e, quindi, lo si può criticare anche senza che sia presente».

Al riguardo, monsignor Nostro ha poi aggiunto come in questo modo «le nostre chiese diventano una fucina non di vocazione al Cielo ma all’inferno». E, ancora, che dove non c’è armonia, dove non si lavora all’unisono «lì non è all’opera Dio, C’è una dissonanza – ha evidenziato, tra l’altro – dove il maligno o chi si presta alla sua opera crea disarmonia. Ogni volta che si parla male del fratello, del Papa, del parroco, del vescovo, della vicina di banco, del marito e della moglie si ammazza la relazione con queste persone. E, allora, qual è la cosa di cui abbiamo bisogno, in particolare nella nostra diocesi? Dobbiamo uccidere Golia – ha chiarito – il nostro uomo vecchio con le sue passioni, i suoi pensieri, le sue agitazioni e le sue ansie. C’é bisogno di non spegnere quella luce che oggi abbiamo acceso con il battesimo. È facile, basta avvicinarsi, soffiare e quella luce che Dio ha acceso si spegne». Nel corso dell’incontro il presule si è anche soffermato sul rischio di voler appartenere a qualcuno, sul bisogno di voler essere per forza di Cefa, di Paolo, di Apollo. Al contrario, «è invece importante presentarsi alle persone solo come figli di Dio».

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