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Il fotografo Brett Lloyd mette in mostra 12 anni di passione: Napoli, Napoli, Napoli sul set della Thomas Dane Gallery – Il Fatto Quotidiano

E siamo tutti “Friends of Naples”…in nome della Bellezza e dello spirito del mecenatismo di Alberto Sifola. Non fa l’influencer di professione. Ma di fatto lo è. Uno dei più affermati architetti, Alberto Sifola, cuore e cervello dell’Associazione “Friends of Naples”, onlus per promuovere restauri di beni artistici attraverso donazioni e azione di qualificati restauratori, molto spesso a titolo gratuito. Quando le risorse del pubblico non bastano interviene il privato. E così l’anfitriona Federica Sheehan apre la residenza neo/classica di Benedetto Croce, oggi galleria del londinese Thomas Dane, a Brett Lloyd.

Napoli, Napoli, Napoli urla il titolo della copertina del libro. Sembrano modelli Dolce Gabbana, sono scugnizzi in pose plastiche, incastonati fra le rovine di epoca romana. Pescatori, cozzari e cummare. Rigorosamente in bianco e nero, il colore della poesia. Il libro è dedicato a Teresa Salvatrice Martella, la sua missione di salvare la bellezza se la porta stampata nel nome. Musa e Boss per Brett il futuro Mario Testino. Risplende il San Carlo dopo il restauro, in scena le gioiose note del secolo d’oro del Lied romantico, da Schubert a Mahler. Introducono alla magnificenza di quel azzurro e argento svelati come un scrigno nascosto dal direttore Generale Emmanuela Spedaliere al ministro Sangiuliano. La dinastia Savoia li aveva oscurati. Ma non si cancella storia e fasti con una pennellata di rosso.

Il Mann raddoppia. Il direttore Paolo Giulierini ( la città invoca la grazia per il suo terzo mandato) aggiunge 2000 metri quadrati e il “sotto” lo porta “sopra”, alla luce 250 reperti, tra sculture, pitture e i cavali di bronzo della Quadriga di Ercolano. Dai depositi al digitale con video installazioni e diventa il museo dell’antichità più grande al mondo. “Qui ci sono le origini della nostra storia – interviene il ministro Sangiuliano – Benedetto Croce ricordava che la storia è sempre un fatto contemporaneo, non un orpello del passato ma una cassetta degli attrezzi dove rinvenire gli strumenti per interpretare la realtà contemporanea e magari prefigurare il futuro”.

Si cambia set: la chiesa seicentesca San Giuseppe delle Scalze (antico ordine monacale) ospita la mostra di Luca Stoppini “Tra il muri della terra e i martiri” (a cura di Maria Savarese), nome evocativo del decimo canto dell’inferno di Dante (quello degli eretici). Trentennale direttore creativo di Vogue, originale la sua tecnica di affissione da cartellonista pubblicitaria per tableaux alti quattro metri per due di forte impatto. Altri esposti a mo’ di reliquie sull’altare, altri di dimensione più ridotte spuntano dal confessionale. Dopo aver vissuto a New York, cerca casa a Napoli. Non c’è da chiedersi come mai.

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