Il racconto “Le mie amiche avevano il suo numero di telefono”
“Faceva la chemio con me ogni lunedì. Stavamo anche nella stessa stanza, era una persona gentile, molto gentile”. Così una donna, in un video di Tv2000 anticipato stasera dal Tg2000, racconta di aver condiviso le sedute di chemioterapia con Matteo Messina Denaro all’interno della clinica privata La Maddalena di Palermo in cui stamane il boss mafioso è stato catturato dai carabinieri del Ros.
“Mandava messaggi a tutti”
Nel video, che sarà trasmesso integralmente dal programma ‘Siamo noi’ domani 17 gennaio alle 15.15, le parole della paziente: “Ci sono anche mie amiche che hanno il suo numero di telefono. Lui mandava messaggi a tutti. Ha scambiato messaggi con una mia amica fino a questa mattina. Lei è ora sotto shock a casa”.
“Ho fatto la chemio con un boss, incredibile”
“Lui veniva chiamato Andrea”, prosegue la donna. “Ho fatto la chemio con un boss, incredibile”, ripete la signora nel video di Tv2000, “ho fatto terapia da maggio a novembre. Abbiamo fatto la terapia insieme per tutta l’estate e lui veniva anche con la camicia a maniche lunghe”.
La malattia di Messina Denaro, l’esperto “Scarse possibilità di cura”
“Se durante un’operazione chirurgica troviamo i cosiddetti ‘cancri in situ’, la probabilità di guarigione da un tumore del colon retto è quasi assoluta. Soprattutto dal punto di vista dell’asportazione endoscopica siamo in grado di curare, di fatto, la quasi totalità dei pazienti. Dipende dallo stadio di avanzamento della malattia. Se vi sono delle metastasi, è chiaro che il discorso cambia ma anche in questo caso siamo in grado di ottenere significative guarigioni, chiaramente in proporzione molto più bassa. Nel caso di Matteo Messina Denaro, per il quale si parla di tumore del colon con metastasi epatiche, si tratta di una malattia avanzata dove le possibilità di cura sono scarse”.
Lo spiega all’agenzia Dire Bruno Annibale, professore ordinario di gastroenterologia, direttore Uoc malattie apparato digerente e fegato dell’Ospedale Universitario Sant’Andrea Sapienza di Roma e presidente della Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige).
“Necessari centri avanzati e competenze multidisciplinari”
“Viste le condizioni del malato – prosegue – non hanno certo pensato a terapie più significative, perché ci vogliono centri avanzati, competenze multidisciplinari. Non conosco il contesto ma non credo che le strutture private come quella dove era ricoverato Messina Denaro abbiano le potenzialità, le competenze e il know how per trattare adeguatamente un paziente con questo tipo di neoplasia: ci vogliono centri per i tumori. In Italia abbiamo centri all’avanguardia e possiamo dire la nostra, sia sul fronte della ricerca che dell’attività clinica”.