La storia dell’arte italiana ci accompagna in una sorta di catechismo figurativo. Anche il Polo Museale di Soriano Calabro custodisce alcune tele raffiguranti uno dei momenti più significativi della Pasqua cristiana
Molti sono i quadri, gli affreschi e i rilievi che illustrano la storia di Gesù, tantissimi sono i cicli in cui si ritrova il racconto della sua Passione; insomma, la storia dell’arte italiana ci accompagna in una sorta di catechismo figurativo. Anche il Polo Museale di Soriano Calabro nelle sue pinacoteche custodisce alcune tele raffiguranti uno dei momenti più significativi della Pasqua cristiana in cui le persone rimaste ai piedi della croce di Cristo dopo il suo ultimo respiro, prendono coscienza che il loro Messia non ci sarà più e depongono il suo corpo nel sepolcro, inconsapevoli del prodigio che avverrà pochi giorni dopo. Stiamo parlando di quello che in gergo artistico si definisce Deposizione di Cristo o Compianto su Cristo morto. Frutto di commissioni, voti, donativi o semplici decorazioni, raffigurazioni delle storie di Cristo, tra cui “Deposizioni” e “Compianti”, è uno dei temi più trattati dall’arte sacra, benché si riferisca non a un episodio narrato dai Vangeli canonici, ma piuttosto a tradizioni agiografiche medioevali originate dai racconti apocrifi della Passione. [Continua in basso]
Sono molte le redazioni illustri del soggetto nella produzione pittorica italiana che più influenzarono e determinarono forme e modelli successivi, soprattutto tra Cinque e Seicento quando esso ebbe maggior sviluppo. A uno di questi ultimi fa senz’altro riferimento il dipinto anticamente appartenuto alla Collezione De Riso Gagliardi di Vibo, oggi esposto nella pinacoteca intitolata a “Filippo Ceravolo” grazie a una convenzione stipulata con la Provincia di Vibo Valentia proprietaria dell’opera la cui composizione è basata sul serrato intreccio dei corpi e degli atteggiamenti dei personaggi, quasi comprimendoli nel limite della tela, sviluppando un’originale combinazione cui fanno riscontro emozioni alquanto contenute, ed attribuita all’ambito barocco dell’artista Giovan Battista Beinaschi dallo storico dell’arte Mario Panarello. Altra raffigurazione di gusto più popolare la ritroviamo esposta nell’ala dedicata ai “tesori della Santa Casa” dove, tra le varie opere di proprietà dei padri domenicani di Soriano Calabro, troviamo una tavola cinquecentesca di gusto più popolare ma molto suggestiva nell’insieme pittorico in cui si vede il corpo livido del Cristo senza vita esposto alla pietà dolente di chi lo seppellisce. A dominare l’intera scena è quella pietà popolare che ritroviamo in tutte le funzioni dei riti pasquali.
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