A Non è l’Arena, programma condotto da Massimo Giletti, si torna a parlare di Matteo Messina Denaro. Domani, domenica 2 aprile alle 21:15, verrà trasmessa una nuova puntata sulle orme di Messina Denaro, le pagine nere della nostra storia legate alla mafia, approfondimenti, ospiti e dibattiti. Proseguono dunque le inchieste sul boss. Si parlerà della maestra indagata per favoreggiamento, degli incontri in pubblico e della rete di collaboratori che ha coperto la latitanza del boss.
Non è l’Arena torna dunque a Campobello di Mazara, comune siciliano dove Messina Denaro si è nascosto per anni; ospite Giuseppe Castiglione, attuale sindaco della cittadina. La mafia getta ombre anche sulla storia del piccolo Claudio Domino, ucciso nel 1986 a 11 anni da un proiettile mentre giocava in strada. Da allora le indagini non hanno portato a risposte concrete, ma l’ipotesi più plausibile è sempre stata quella della matrice mafiosa. A ricostruire la vicenda, i genitori di Claudio, Graziella Accetta e Ninni Domino.
Giletti: “sono sempre più duramente sotto scorta”
Ma le inchieste di Non è l’Arena non sono indolori. “Sono sempre più duramente sotto scorta” per colpa della mafia e “ho ricevuto lettere di minacce” ma non “ho mai esitato ad andare oltre, anche con quando ero alla Rai“. E’ quanto afferma Massimo Giletti nel corso di una intervista alla trasmissione “L’Attimo Fuggente” del Giornale Radio, annunciando che nella puntata di domani de “Non l’Arena” manderà in onda un “grosso scoop che riguarda festini che avvenivano in una villa a Palermo a cui partecipavano politici, imprenditori, il gotha palermitano e ogni tanto anche Matteo Messina Denaro“.
Rispondendo alle domande di Luca Telese e Giuliano Guida, il giornalista ha raccontato della sua vita sotto scorta. Ha spiegato che si è reso necessario per il fatto che nel suo programma abbia “toccato l’assurdità di un ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede del governo Conte, che decise di mandare a casa i boss della mafia, per il Covid. Ora, se tu vuoi liberare le carceri, mandi a casa chi ha rubato quattro galline o in un supermercato, chi ha una condanna per spaccio o qualcos’altro di bagatellare. Ma non certo scarcero i numeri uno, quelli importanti legati alla camorra, alla ‘ndrangheta, alla mafia“.
E ancora: “io non ho mai esitato ad andare oltre, anche con quando ero alla Rai. Anzi, ricordo che mi sorprese il procuratore di Caltanissetta, Lari. Quando io venni costretto ad andar via dalla Rai, fece una dichiarazione dicendo ‘Io credo che Massimo Giletti sia stato allontanato dalla Rai perché faceva ascoltare a quattro milioni di spettatori, problemi della mafia, alle due di pomeriggio, nel giorno più importante della settimana, la domenica’! Allora non credevo che questo fosse vero, oggi, forse, sì. Mi ero occupato di tante cose – aggiunge Giletti – e forse qualcuno ha dimenticato che da solo feci uno speciale sulla morte di don Puglisi, un sabato sera, su Rai Uno, portando il pentito che uccise don Puglisi a Brancaccio. Quella sera avevo intorno una marea di uomini con fucili sui tetti. Non posso dimenticare quella notte“.