12 mesi di conflitto: la guerra in casa, le sanzioni, i summit
di Fabio Fantozzi, 24 Febbraio 2023
A un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina la pace è ancora lontana, ma l’Ue si riscopre più forte di quanto pensasse. Le posizioni tra Occidente e Mosca rimangono distanti, con il blocco Ue, Nato e G7 impegnato a sostenere Kiev. Nel giorno dell’anniversario la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si recherà in Estonia con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per le celebrazioni della giornata dell’indipendenza dalla Russia del paese baltico.
LE SANZIONI
L’Ue si appresta ad approvare il decimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che conterrà ulteriori divieti di esportazione per oltre 11 miliardi di euro, per privare l’economia russa di tecnologia e beni industriali critici, e di nuovi componenti elettronici che possono essere utilizzati nei sistemi d’arma russi, inclusi droni, missili, elicotteri, nonché specifici materiali di terre rare. Dal 24 febbraio 2022 l’Unione europea si è ritrovata ad affrontare una nuova inaspettata enorme crisi, dopo quella della pandemia, e, a conti fatti, ne è uscita più forte ed unita, nonostante il Cremino tifasse per lo sfaldamento delle 27 democrazie europee. La mattina del 24 febbraio Bruxelles si è svegliata con la più grande aggressione nel suo continente dai tempi della Seconda guerra mondiale. L’invasione russa a uno dei paesi del suo partenariato orientale ha segnato uno spartiacque nella storia dell’Unione europea e ne ha cambiato la politica energetica, economica e militare. A poche ore dall’ingresso delle truppe russe nel territorio ucraino, viene convocato d’urgenza un Consiglio europeo straordinario da remoto in cui i leader Ue condannano l’aggressione russa e concordano un nuovo pacchetto di sanzioni, il secondo dopo quello approvato il giorno prima, quando già l’esercito di Mosca stava ammassando le sue truppe ai confini ucraini. Ne seguiranno altri sette, tutti approvati all’unanimità, come da Trattati, non senza lunghe trattative e molte eccezioni per portare a bordo i paesi più riluttanti e legati alla Russia, come l’Ungheria. Innumerevoli i Consigli straordinari convocati dalle presidenze francesi e ceca per rispondere all’emergenza. Lo scorso novembre il Parlamento europeo ha votato una risoluzione per definire la Russia come stato sponsor del terrorismo per le atrocità commesse. L’Ue ha varato anche una task force, assieme alla Procura Ucraina, per raccogliere prove sui crimini di guerra e punire i responsabili, mentre è al vaglio la possibilità di usare i beni russi congelati per la ricostruzione dell’Ucraina.
ZELENSKY, SIMBOLO DELLA RESISTENZA
Il 1° marzo viene convocata una seduta straordinaria del Parlamento europeo a Bruxelles in cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si rivolge in video agli eurodeputati, in una delle prime apparizioni pubbliche dal suo bunker, dopo i piani russi per deporlo. È la prima grande manifestazione di solidarietà da parte dell’Ue verso il popolo ucraino. Una folta folla si stringe nella spianata davanti alla sede dell’Eurocamera ad ascoltare le parole della presidente Roberta Metsola. Le strade e i balconi di Bruxelles e delle città europee si tingono dei colori della bandiera Ucraina. Nel frattempo Zelensky è intervenuto in tutti i vertici dei leader Ue, ordinari e straordinari, da remoto. Bisognerà attendere il 9 febbraio 2023 per una visita del presidente ucraino di persona nella capitale delle istituzioni europee, dopo essere stato a dicembre a Washington e il giorno prima a Londra e Parigi.
GLI AIUTI ALL’UCRAINA
Tra aiuti dei singoli Stati e quelli dell’Ue l’Europa ha stanziato per l’Ucraina più di 50 miliardi di euro in aiuti umanitari, prestiti e armi. Nel 2022 da Bruxelles sono arrivati a Kiev 6 miliardi di prestiti, dei 9 inizialmente promessi, mentre per il 2023 sono stati decisi 18 miliardi di assistenza macrofinanziaria. L’Ue ha fornito all’Ucraina generatori per l’elettricità e 35 milioni di lampadine, mentre partecipa attivamente alla Conferenza internazionale dei donatori per la ricostruzione. A fronte dell’arrivo massiccio degli ucraini in fuga dalle bombe, è stata applicata per la prima volta la direttiva sulla protezione temporanea del 2001, per garantire l’accoglienza a un flusso che ha toccato nei mesi di picco i 7 milioni di persone, di cui oltre due in Polonia.
LA GUERRA ENERGETICA
Spiazzata dalla minaccia russa, l’Ue inizia a lavorare a tutta una serie di contromisure e sanzioni che la vedono però scoperta sul fronte energetico. Allo scoppio del conflitto i paesi europei importavano il 40% del loro gas da Mosca e dipendevano per gran parte dal petrolio russo, ora il gas che arriva da Gazprom è circa il 7%. Putin usa l’energia come ricatto, come arma (weaponazing) si diceva. La Commissione europea lancia subito il piano RePower Eu per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, stringe accordi per l’importazione di gas liquefatto (Gnl) via nave da Usa, Norvegia, Egitto, Israele e aumenta l’import dall’Azerbaigian. Vengono anche introdotte misure per ridurre il consumo di elettricità del 5% nelle ore di punta e del 15% di gas in caso di carenza di forniture e l’obbligo di riempimento degli stoccaggi al 90%. Alla fine dell’anno, tra le misure per fronteggiare il caro-energia, sono anche stati approvati gli acquisti congiunti di gas, i meccanismi di solidarietà tra paesi europei, la creazione di un indice complementare al mercato di Amsterdam e il price cap, richiesto in particolare dall’Italia, a 180 euro al megawattora. Un’azione che è risultata vincente grazie anche al price cap al petrolio russo deciso in sede di G7, con il greggio di Mosca venduto a 40 dollari al barile, la metà del prezzo sui mercati mondiali. Anche il prezzo del gas sull’indice di riferimento europeo, dopo mesi di fluttuazioni e il picco di agosto di 340 euro al megawattora, è sceso al di sotto dei 50 euro
L’INVIO DI ARMI ALL’UCRAINA
Per la prima volta nella storia dell’Unione è stata usata la dotazione dello Strumento europeo per la pace, di solito destinato alle missioni Ue nel mondo, per rimborsare agli Stati l’invio di armi all’Ucraina: più di 3,6 miliardi, su 6,7 del fondo, sono stati impiegati a questo scopo. Tenuto conto del sostegno militare fornito dagli Stati membri dell’Ue, si stima che il sostegno militare globale dell’Ue all’Ucraina ammonti a quasi 12 miliardi di euro. Sempre sul fronte militare, l’Ue ha inaugurato una missione di addestramento per 30mila soldati ucraini. Tra i paesi Ue si è aperto il dibattito sull’opportunità di mandare un numero sempre maggiore di armi in base alle richieste di Kiev. Dopo diverse discussioni alcuni Stati decidono di mandare i carri armati e la Germania dà il via libera ai suoi sofisticati Leopard2. Ora è la volta dei jet, nella sua visita in Europa Zelensky sembra abbia strappato la promessa ai governi di Londra e Parigi, mentre sul tavolo la necessità di inviare massicci rifornimenti di munizioni. La guerra è diventata di posizione, osserva l’Alto rappresentante Borrell, e l’esercito ucraino non riesce a far fronte ai russi che sparano più di 50mila munizioni al giorno. Si sta accelerando anche la strada di avviare appalti congiunti per l’acquisto di armi, come fatto con i vaccini, e di usare lo European Peace Facility per comprare strumenti letali. Sul piano geopolitico, la Danimarca ha scelto di entrare nella difesa dell’Ue, da cui aveva scelto di rimanere fuori con un opt-out. Finlandia e Svezia hanno chiesto di entrare nella Nato e attendono la ratifica finale di Turchia e Ungheria.
LA RISPOSTA ECONOMICA
La crisi Ucraina ha avuto forti ripercussioni sul fronte economico, portando alla proroga della sospensione del Patto di stabilità per il rientro del debito per un altro anno, ovvero tutto il 2023. Nel frattempo, l’Ue ha avviato il dibattito per rilanciare la competitività europea, anche di fronte ai sussidi alle imprese Usa, e l’autonomia strategica, in particolare contro la dipendenza dalle materie prime critiche cinesi. Saranno allentate ancora le regole sugli aiuti di Stato per favorire gli investimenti nella transizione verde e digitale, ma allo stesso tempo si cercano strumenti, come è stato il Next Generation nell’era Covid, per evitare la frammentazione del mercato unico a vantaggio degli Stati con più spazio fiscale. Il Consiglio europeo di fine marzo darà un nuovo impulso alla risposta economica, mentre entro l’estate la Commissione europea presenterà un nuovo fondo sovrano. Le fosche previsioni di una nuova recessione alle porte, dopo il balzo in avanti post-pandemia, sembrano accantonate. Ci sarà una crescita più debole ma pur sempre crescita, mentre l’inflazione sembra aver raggiunto il suo picco.
IL PERCORSO VERSO L’UE
A giugno scorso il vertice dei leader Ue ha accolto la proposta della Commissione di concedere lo status di paese candidato all’Ucraina e alla Moldova. Il governo ucraino si è impegnato in un denso pacchetto di riforme, a cominciare dalla lotta alla corruzione, supportato da vicino dalla Commissione europea, che si è recata nella capitale Ucraina per un inedito Collegio assieme al governo di Kiev. Il 3 febbraio si è svolto il vertice Ue-Ucraina a Kiev, che ha visto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen incontrare per la quarta volta Zelensky nella capitale Ucraina.In primavera ci sarà una prima relazione sui progressi compiuti, mentre Kiev spera che il Consiglio avvii i negoziati di adesione già entro l’anno. Per questo ci vorrà l’unanimità, ha ricordato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, mentre von der Leyen ha rimarcato che la velocità del processo dipenderà dai progressi compiuti da Kiev. L’Ue ha ribadito la sua disponibilità a supportare l’iniziativa dell’Ucraina per una pace giusta, fondata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, sostenendo il piano di pace in 10 punti del presidente Zelensky.
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