Roma, 24 feb – Sulla guerra in Ucraina la presenza della Cina si è fatta più insistente nelle ultime settimane. In un modo che, almeno dalle dichiarazioni ufficiali, sembra aver indispettito Washington, da cui sono venute fuori accuse di possibili sostegni militari di Pechino a Mosca. Tuttavia, il Dragone prova a proporre un proprio piano di 12 punti, come riportato anche da Rainews, allo scopo di avviare un dialogo tra le parti.

Ucraina, cosa dice il piano della Cina

La guerra in Ucraina deve trovare una soluzione, per la Cina. E i punti elencati partono dal rispetto della sovranità di ogni Paese, alle critiche ad ambo le parti, ma spesso puntano su aspetti che sono fumosi (sui confini c’è solo un’indicazione generica, senza specifiche, ed è esattamente uno dei problemi, per un cessate il fuoco tra Kiev e Mosca: i territori contesi). Di seguito, ecco le proposte così come comunicate da Pechino, che dal canto proprio non rinuncia a proporsi – ovviamente – come parte attiva nel business della ricostruzione post-bellica.

1. Rispetto della sovranità territoriale
“L’indipendenza e l’integrità territoriale vanno strettamente preservate in base al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite”.

2. Critiche all’invasione russa (ma anche all’espansione Nato)
“La sicurezza di un Paese non può essere ottenuta a spese degli altri Paesi; la sicurezza di una regione non può essere ottenuta rinforzando o espandendo alleanze militari; non ci sono soluzioni semplici a un problema complesso: tutte le parti dovrebbero lavorare a una architettura di sicurezza europea che sia bilanciata, effettiva e sostenibile”.

3. Comunità internazionale per un cessate il fuoco
“Guerra e conflitto non beneficiano nessuno: tutte le parti devono rimanere razionali, evitare che la crisi vada fuori controllo ed aiutare Russia e Ucraina a riprendere il dialogo diretto al più presto possibile per arrivare a una tregua”.

4. Riprendere i negoziati
“Dialogo e negoziati sono l’unica possibile soluzione alla crisi; la comunità internazionale dovrebbe aiutare le parti in conflitto a raggiungere un accordo politico”.
Il quarto punto amplia il precedente, chiedendo il dialogo non solo per una tregua immediata ma in vista di una soluzione politica più generale.

5. Crisi umanitaria
“Le missioni umanitarie devono seguire i principi di neutralità e imparzialità; la sicurezza dei civili deve essere protetta anche tramite corridoi per l’evacuazione dalle zone di conflitto e operazioni di assistenza che dovrebbero essere coordinate dall’Onu”.

6. Civili e prigioneri di guerra
“Le parti dovrebbero attenersi strettamente alle regole internazionali e rispettare i diritti dei prigionieri di guerra; la Cina favorisce e incoraggia gli scambi dei militari catturati”.

7. Sicurezza nuclerare
“Bisogna evitare attacchi armati contro le centrali atomiche o altre installazioni nucleari per evitare incidenti”.

8. Ridurre i rischi strategici
“Le armi atomiche non devono mai essere usate e le guerre nucleari non devono essere combattute, così come va evitata anche la sola minaccia di usare queste armi e quelle chimiche e batteriologiche in ogni circostanza”.

9. Facilitare esportazioni
“Le parti devono implementare appieno l’accordo sulle esportazioni di grano firmato da Russia, Ucraina, Turchia e Onu per evitare una crisi alimentare mondiale”.

10. Stop alle sanzioni alla Russia
“La Cina si oppone a sanzioni economiche che non siano autorizzate dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu”.

11. Non usare l’economia come strumento di minaccia
“Tutti dovrebbero evitare di usare l’economia globale come arma o strumento a scopi politici; servono sforzi congiunti per mitigare l’impatto della crisi su energia, finanza, commercio e trasporti”.

12. Ricostruzione post-bellica
“La comunità internazionale deve prendere misure per aiutare la ricostruzione nelle zone di guerra; la Cina è pronta ad assicurare assistenza e svolgere un ruolo attivo in questo campo”.

Trattative in aumento?

Ci troviamo in una fase relativamente intensa di ricerca di dialogo tra le parti, per un conflitto che, a un anno esatto dal suo scoppio, stanca inevitabilmente tutti i partecipanti e anche potenze ad esso ancora esterne – come la Cina – che però guardano con preoccupazione ai propri interessi in Europa. La recente notizia dei colloqui “segreti” avviati in Svizzera, come annunciato dal ministro degli esteri elvetico e come abbiamo noi stessi riportato, è un altro segnale in tal senso. La fiacchezza e il logoramento sembrano aver coinvolto più o meno tutti. “Resistono” senza dubbio di più gli Usa, i quali però nei mesi dell’estate scorsa avevano lanciato a fasi alterne segnali di sostegno “alternato” a Volodymyr Zelensky, differentemente dagli ultimi tempi, in cui le espressioni di aiuti quasi incondizionati sono aumentate (soprattutto dopo la visita del presidente Joe Biden a Kiev).

Alberto Celletti

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