Simone Migliarino, per circa vent’anni direttore della comunicazione dapprima del Gruppo Fiat poi di F.C.A. Group, è stato ospite martedì 21 marzo di una serata conviviale del Rotary Club Asti, svoltasi al ristorante La Ferté.
Introdotto dal presidente del Club, Luigi Florio, che ha ricordato le origini astigiane del manager e i profondi legami che egli mantiene con Asti, Migliarino ha parlato soprattutto del futuro dell’automobile, soffermandosi sul tema, più che mai attuale, delle auto elettriche.
“Già nel lontano 1907 – ha detto il relatore – Fiat stanziò ben un milione di lire dell’epoca per l’auto elettrica ma il progetto non decollò per la preferenza che venne accordata al motore a scoppio”.
“Oggi – ha continuato Migliarino – i problemi continuano ad essere molteplici: basti dire che attualmente ci sono in Italia solo ventimila colonnine per la ricarica delle batterie e l’autonomia di queste ultime continua ad essere limitata; inoltre – ha proseguito – il giorno ipotetico in cui tutte le autovetture, o quasi, fossero elettriche, per la produzione di così tanta energia elettrica occorrerebbe ricorrere massicciamente al petrolio, specie in un Paese come l’Italia che rifiuta l’energia atomica, e saremmo più o meno daccapo con i problemi dell’inquinamento”.
Migliarino ha quindi ricordato le preoccupazioni di natura geopolitica che il massiccio passaggio all’auto elettrica potrà comportare, posto che attualmente la produzione delle batterie è localizzata soprattutto in Cina, nonché i problemi occupazionali, essendo prevedibile un calo dell’occupazione di circa il trenta per cento nel settore e nel relativo indotto.
Non sono mancate le domande dei numerosi presenti, anche sui trascorsi del manager al vertice della comunicazione dei Gruppi Fiat e F.C.A.; e a chi gli ha chiesto un ricordo di Sergio Marchionne, Migliarino ha risposto: “Un uomo meraviglioso, di una semplicità pari alla sua straordinaria intelligenza; ha preso in mano un’azienda in gravissime difficoltà e l’ha riportata ad essere uno dei principali soggetti sul mercato mondiale dell’auto. Avremmo avuto bisogno che non se ne andasse così presto, a soli sessantasei anni”.