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Serie A d'èlite: è giusto promuovere qualsiasi squadra dalla Serie B?

Se ad un certo punto uno è convinto che ci siano due realtà calcistiche che per merito salgono in Serie A ma che nessuno vuole vedere perché magari fanno duemila presenze in televisione, è chiaro che quello mi crea un disagio. È difficile, a tutti democraticamente va dato il diritto di arrivare però servono limiti“. La riflessione è di Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli che a fine anno festeggerà la vittoria dello Scudetto in un campionato dominato e già chiuso da diverse settimane.

Visto l’andazzo di questa stagione, ‘DeLa’ avrebbe tutto l’interesse a mantenere la situazione attuale, chissà che i partenopei non riescano addirittura ad aprire un ciclo vincente. Eppure, dall’inaugurazione della prima cattedra italiana dedicata alla “Giuridicità delle regole del gioco del calcio“, tenutasi a Santa Maria Capua Vetere, De Laurentiis ha lanciato il sassolino nello stagno che smuove le acque.

Il calciatore che viene dal basso con l’esperienza può affermarsi in Serie A, il pilota di go-kart può arrivare in Formula 1. La Formula 3 però non può stare nella Formula 1, diventa perdente. – ha proseguito – Il campionato di calcio se comprende squadre che non hanno capacità economiche, è chiaro che diventa già forzato, sballato e compromesso e questo nessuno vuole capirlo. Ma poi cosa è grave, è che lo Stato è assente”.

Se è vero che uno dei valori fondamentali promossi dallo sport è quello del “merito”, basta unicamente l’aleatorio parametro del ‘merito sportivo‘ a giustificare la promozione in una serie maggiore di qualsiasi squadra? È vero: il campo è un giudice imparziale e onesto. Ma è anche vero che al campo sono interessate sempre meno persone. E il motivo non può che essere ciò che avviene sul campo stesso.

La Serie A è passata, nel giro di pochi anni, dall’essere uno dei campionati più belli e competitivi al mondo, all’essere considerata una lega di transizione, nella quale farsi le ossa magari da giovani, per poi fare il grande salto in Premier League o nelle big Europee. Il torneo è poco competitivo per i calciatori, poco interessante per gli spettatori. Le due cose non sono distinte e separate.

I giovani di oggi sono più interessati a guardare il calcio dei videogiochi, non solo giocando in prima persona, ma anche guardando pro player e streamer simulare una versione più accattivante e coinvolgente di quello che accade nella realtà. Assurdo che il calcio ‘finto’ sia più attrattivo del calcio ‘vero’. Assurdo… davvero?

Oggi in Serie A le ultime tre squadre (e non solo) faticano ad essere considerate squadre di massima serie: la Cremonese, per fare un esempio, ha vinto la sua prima partita alla 24ª giornata e non è nemmeno l’ultima in classifica. Ci sono 6 squadre che non riescono a segnare 1 gol a partita (la Sampdoria addirittura ne segna 1 ogni 3).

L’Empoli non vince da 6 giornate, fa meno di un gol a partita, ha vinto solo 6 partite, ma ha 10 punti di vantaggio sulla zona salvezza e probabilmente si salverebbe anche solo pareggiando, di tanto in tanto, qualcuna delle 13 gare mancanti.

Fiorentina e Sassuolo, squadre con ambizioni di Conference League, vivacchiano nel limbo di una stagione difficile, nella quale però sono troppo forti per retrocedere e troppo deboli per puntare all’Europa. Bologna, Torino, Udinese e Monza sono pronte a sparare le ultime cartucce prima di dedicarsi alla programmazione delle vacanze estive.

In una situazione del genere, ha senso scambiare Cremonese e Frosinone? O peggio, vedere in B piazze come Reggio Calabria, Parma, Genova, Cagliari, Palermo, Bari e promosse Sudtirol o Pisa? De Laurentiis ha fatto riferimento implicito ad alcuni paletti: tifosi in tv e allo stadio, forza economica, qualità delle rose. Elementi legati all’attrattività e alla competitività.

Chi questa sera guarderà Bayern Monaco-PSG stupendosi dell’alto livello di spettacolo e dei grandi nomi in campo, con che coraggio pensa a Frosinone-Spezia, posticipo del lunedì sera, del prossimo anno in uno stadio semi-deserto? Il merito sportivo qui vacilla con la stessa intensità di quelle squadre alle quali conviene il saliscendi fra Serie A e Serie B più che una reale programmazione per restare in massima serie.

E dunque, lo ripetiamo, per far tornare grande il calcio italiano e il campionato di Serie A: è giusto promuovere qualsiasi squadra dalla Serie B?

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