Deposizione oggi dell’ex presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Nicola Alberto Filardo, nel maxiprocesso Rinascita Scott. Dinanzi al Collegio presieduto dal giudice Brigida Cavasino, quale teste della difesa dell’imputato Danilo Tripodi, 42 anni – già in servizio al Tribunale di Vibo come assistente giudiziario e segretario del giudice Filardo –, l’ex presidente ha risposto ad alcune domande dell’avvocato Francesco Sabatino (difensore di Tripodi). Il “quadro” che ne è venuto fuori lascia trasparire uno spaccato non proprio edificante del Tribunale di Vibo nel periodo che va dal 2014 al 2018, con dipendenti indagati e giudici che hanno denunciato altri giudici. Il tutto, peraltro, in continuità con altro periodo non proprio tranquillo per il Tribunale di Vibo, vissuto fra il 2010 ed il 2013 e sfociato nell’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata “Purgatorio” di cui una parte è finita per competenza anche alla Procura di Salerno. [Continua in basso]
Le accuse nei confronti di Tripodi
Danilo Tripodi si trova sotto processo in Rinascita Scott per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, falsità materiale in atti pubblici e abuso d’ufficio. L’ulteriore accusa di aver rivelato notizie coperte da segreto d’ufficio al cugino Marco Lo Bianco, 38 anni, di Vibo, anche lui indagato, è invece passata alla competenza della Procura di Vibo Valentia.
In particolare, Marco Lo Bianco, “socio di fatto nella gestione del B. & B. e dell’attività di affittacamere formalmente riferibile all’impresa individuale “Calamo” di via De Gasperi a Vibo Valentia”, sarebbe stato il beneficiario della condotta di rivelazione, “quale gestore del residence Risorgimento di Vibo Valentia”. Il 17 gennaio 2018, quindi, Danilo Tripodi è accusato di aver inviato a Marco Lo Bianco una mail avente ad oggetto una causa, in allegato alla quale veniva trasmessa la scansione di una Cnr (comunicazione notizia di reato) redatta in data 6 gennaio 2015 dalla Stazione dei carabinieri di Vibo Valentia, comprensiva anche dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari con contestuale informazione di garanzia emesso dalla Procura di Vibo Valentia il 3 dicembre 2015, nell’ambito del procedimento penale scaturito dalla denuncia di Marco Lo Bianco per il reato di insolvenza fraudolenta ascritto ad un cliente del residence.
Le domande dell’avvocato Sabatino al presidente Filardo
“Le risulta – ha chiesto l’avvocato Sabatino al teste Filardo – che il B&B Calamo, gestito da Tripodi, fosse ben frequentato?”. Questa la risposta dell’ex presidente del Tribunale di Vibo, Nicola Alberto Filardo: “So che in tale Bed & Breakfast alloggiava un colonnello…, poi per il passa parola ci alloggiarono anche altri graduati”. Di rimando altra domanda dell’avvocato Sabatino: “Quindi il B&B era ben frequentato?”. E Filardo: “Di certo non era un posto controindicato, nel senso che non si parlava come un posto da non frequentare. Tra di noi si parlava solo dei posti da non frequentare, che a Vibo – ha aggiunto l’ex presidente Filardo – sono all’incirca l’80-90 per cento”.
Le denunce fra magistrati a Vibo
L’ex presidente del Tribunale – sempre rispondendo alle domande dell’avvocato Francesco Sabatino – ha quindi spiegato al Collegio di essere stato denunciato da un giudice in servizio alla sezione civile del Palazzo di giustizia di Vibo in quanto lo stesso Filardo l’aveva nominata quale sua sostituta in un periodo in cui l’allora presidente era in ferie. La denuncia nei confronti di Filardo è stata però archiviata dai magistrati di Salerno.
Filardo ha quindi ricordato che altro magistrato in servizio a Vibo – poi mandato via per incompatibilità ambientale nel 2018 – aveva ‘richiamato’ altro giudice in servizio al Tribunale con una “riservata” inviata allo stesso presidente Filardo. La procedura – ha spiegato Filardo – non sarebbe stata però corretta in quanto il giudice (poi trasferito) avrebbe dovuto chiedere “allo stesso Filardo di richiamare l’altro magistrato”, non potendo invece autonomamente richiamare la collega.
Tirocinanti con famiglie “non trasparenti”
Su Danilo Tripodi e altra impiegata del Tribunale di Vibo, il giudice Filardo ha ricordato che gli stessi “avevano un procedimento a Roma. Forse – ha affermato il teste in aula – per reati finanziari, dato che le indagini erano svolte dal nucleo anticorruzione”.
Infine, da parte dell’ex presidente Filardo anche un passaggio sugli ex tirocinanti in servizio al Tribunale di Vibo Valentia negli scorsi anni. “Non vennero stabilizzati – ha affermato il teste – poiché appartenevano a famiglie vibonesi ‘non trasparenti’. E’ stato proprio Danilo Tripodi a spiegarmi i collegamenti e le parentele”.
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