Roma, 19 mar – Oxfam, la nota confederazione internazionale che riunisce organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo, ha sentito la necessità di pronunciarsi in merito al cosiddetto “linguaggio inclusivo” e lo ha fatto pubblicando una guida.

La guida Oxfam per il “linguaggio inclusivo”

Il vademecum sul “linguaggio inclusivo” è composto da quasi cento pagine ed è destinato ai membri dello staff e già le prime parole sono un tripudio di cultura woke: “Riconosciamo che questa guida ha la sua origine in inglese, la lingua di una nazione colonizzatrice. Riconosciamo la supremazia anglosassone del settore come parte della sua colonialità. Questa guida mira a sostenere le persone che devono lavorare e comunicare in lingua inglese come parte di questa eredità coloniale. Tuttavia, riconosciamo che il predominio dell’inglese è una delle questioni chiave che devono essere affrontate per decolonizzare i nostri modi di lavorare e spostare il potere.”

Il politicamente corretto tocca un nuovo apice woke assimilando il semplice uso della lingua inglese a uno strumento di razzismo e colonialismo. Entrando nel particolare ci sarebbero dei termini più colpevoli di altri: “headquarters” ad esempio è criticato perché implicherebbe una dinamica di potere coloniale, così come “field trip” ossia gita sul campo, ma anche dire “people” sarebbe sconsigliato perché il termine è considerato troppo… maschile e questo ci porta direttamente alle parole “madre” e “padre” – non che sia una novità – perché è importante “evitare di assumere ruoli di genere da parte dei genitori transgender”. Orbitando nell’altra metà del cielo, quella femminile, è fortemente sconsigliato dire “igiene femminile” perché implicherebbe che mestruazioni siano qualcosa di sporco. Inoltre, anche gli acronimi arcobalenici LGBT, LGBTQIX, o omosessuale, gay e lesbica sono da maneggiare con cura o addirittura evitare perché i “l’intera comunità LGBTQIA+” potrebbe risentirsi se il “più” dovesse essere trascurato.

Dalla lotta contro la povertà all’agenda woke

La guida woke di Oxfam si è attirata una serie di critiche da parte di politici e commentatori, l’organizzazione internazionale ha fatto spallucce e ha risposto con le seguenti dichiarazioni: “Questa guida non è prescrittiva ma aiuta gli autori a comunicare in un modo rispettoso della vasta gamma di persone con cui lavoriamo. Siamo orgogliosi di utilizzare un linguaggio inclusivo; non riusciremo ad affrontare la povertà escludendo i gruppi emarginati”.

L’obiettivo dichiarato dell’organizzazione internazionale è il seguente: “Lo scopo di Oxfam è aiutare a creare soluzioni durature all’ingiustizia della povertà. Facciamo parte di un movimento globale per il cambiamento, che consente alle persone di creare un futuro sicuro, giusto e libero dalla povertà.” Non si capisce come un’operazione di ripulitura del linguaggio possa aiutare a combattere la povertà. evidentemente, l’agenda woke e il politically correct hanno la precedenza su ogni cosa.

Valerio Savioli

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