Roma, 22 feb — Si è chiuso oggi il processo d’appello bis che vedeva imputato il 33enne nigeriano Innocent Oseghale — già condannato in via definitiva all’ergastolo per avere ucciso e fatto a pezzi la 18enne Pamela Mastropietro — stavolta per il solo reato di violenza sessuale: i giudici di secondo grado della Corte d’Assise di appello di Perugia hanno confermato, dopo un’ora di camera di consiglio, la condanna per stupro nei confronti dell’immigrato. Applausi alla lettura della sentenza, assente l’imputato.
«Non ho parole. Ho temuto per una sentenza diversa. Adesso bisogna sperare di superare la Cassazione», queste le parole di Stefano, il padre, all’uscita dal tribunale. «Ergastolo, ergastolo», ha urlato invece la mamma di Pamela.
Nessuna diminuzione complessiva della pena a carico di Oseghale, dunque, eventualità comprensibilmente avversata dai parenti di Pamela. Lo scorso 23 novembre era arrivata la decisione dei giudici di Perugia di rinnovare l’istruttoria, sentendo le testimonianze di due uomini con cui Pamela avrebbe avuto rapporti sessuali protetti prima dell’incontro con Oseghale. Rimane la pena dell’ergastolo per il nigeriano: i giudici respingono la tesi dell’avvocato Gramenzi, legale di Innocent Oseghale, secondo il quale «la violenza sessuale» su Pamela «non è provata», dunque «il fatto non sussiste». «Il modo in cui è stato smembrato il corpo di Pamela dimostra che l’assassino voleva coprire la violenza sessuale», era invece la tesi del pg, ribadita da Verni.
Contesto demoniaco
«E’ duro spiegare a questi genitori come dopo cinque anni ancora si debba discutere se Pamela, in un contesto così demoniaco da essere stato definito un ‘unicum’ nella criminologia criminale degli ultimi 50 anni, sia stata vittima di violenza sessuale», questa la replica dell’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro e legale di parte civile. «E’ stato complicato spiegare ai genitori della ragazza», aveva proseguito Verni, questo nuovo processo visto che al giorno d’oggi «viene considerata violenza sessuale una pacca sul sedere o un apprezzamento fuori dalle righe».
Aldo Milesi
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