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Iemmello, da tifoso a eroe: “ho pianto tanto, l'ultima volta del Catanzaro in B ero in Curva”

L’ultima volta, quasi 20 anni fa, era in Curva. Era un ragazzino. Tifava Catanzaro. La sua Catanzaro, città di nascita. Oggi, Pietro Iemmello, in quel Catanzaro ci gioca. Da attaccante. E segna tanto. 23 gol, tra cui l’ultimo, quello più importante, la rete promozione all’Arechi. Oggi, Pietro Iemmello, è Re e piange. Sono lacrime di gioia. “Festeggiamo da tre giorni di fila. Diciannove anni fa, l’ultima volta che la squadra è arrivata in B, ero soltanto un bambino. Mi vestirono di giallorosso dalla testa ai piedi. Adesso tutti gridano il mio nome, ancora non ci credo”, ha detto l’attaccante giallorosso in un’intervista a Gazzetta dello Sport.

“C’erano 8 mila tifosi all’Arechi, è stato incredibile. La festa è proseguita negli spogliatoi e nel bus verso Catanzaro. Quando siamo arrivati domenica sera erano tutti in strada ad aspettarci, poi si sono spostati al Ceravolo. Siamo stati in campo a cantare fino a mezzanotte”. Iemmello ha esordito in Serie A allo Stadium contro la Juve, ha segnato una doppietta a San Siro contro l’Inter, ma questa gioia non la scambia con nessuna, così come il gol promozione: “Lo considero uno dei gol più importanti della mia carriera. Insieme al primo in A contro il Crotone e alla doppietta nei playoff della passata stagione contro il Monopoli”.

E poi fissa i due momenti più belli della stagione: “La sensazione che ho provato quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita e lo striscione che recitava ‘Iemmello supereroe’. Sono un tifoso, uno di loro. Avrei potuto esultare per questo traguardo dalla curva, come quando ero bambino. Ho pianto tanto, è stato bellissimo”.

E sul futuro: “Voglio continuare a divertirmi, come sto facendo a Catanzaro. È il mio unico obiettivo”. E la festa continua? “Certo che sì, andrò a mangiare il morzello come ogni settimana. Un piatto tipico catanzarese, a base di carne di vitello. Lo mangiavo sempre anche da piccolo. D’altronde, questa è casa mia”.

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