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É morto Giuseppe Benanti, pioniere del vino dell

Attualità Vini dell’Etna

Era un visionario, un precursore, tra i primi aveva creduto che sull’Etna si potessero produrre vini di grande qualità.

https://immagini.ragusanews.com//immagini_articoli/02-02-2023/e-morto-giuseppe-benanti-pioniere-del-vino-dell-etna-500.jpg É morto Giuseppe Benanti, pioniere del vino dell’Etna

E’ morto Giuseppe Benanti, pioniere del vino dell’Etna.
Padre nobile della viticoltura etnea, si è spento ieri all’età di 78 anni. L’uomo che insieme a pochissimi eletti intravide le grandi potenzialità del vulcano. Classe 1945, fu un vero pioniere. Fino alla metà degli anni ’80 nel comprensorio etneo si beveva ancora vino da tavola e del Nerello Mascalese e del Nerello Cappuccio molti non conoscevano neanche il nome. Nessuno invece sapeva cosa farsene, oltre che spedirlo in continente per corroborare i grandi rossi italiani.

Il cavalier Benanti guidava il gruppo di famiglia con i figli Antonio e Salvino
Era un visionario, un precursore, tra i primi aveva creduto che sull’Etna si potessero produrre vini di grande qualità. Il Big Bang del vino etneo avvenne nel 1988, durante un pranzo. Proprio a tavola con amici gli consigliarono da bere il vino della casa. “Ma è possibile che se ci affacciamo dal ristorante vediamo distese di vigne e qui dobbiamo bere vino della casa?” – era solito raccontare questo insieme ad altri aneddoti il Cavaliere, oramai divenuti leggendari.
Dalla leggenda si passò alla realtà quando fondò la sua azienda sul versante nord dell’Etna con il nome “Tenuta di Castiglione” riunendo ai piedi del vulcano il professor Rocco Di Stefano dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti, il professor Jean Siegrist dell’Institut National de la Recherche Agronomique di Beaune in Borgogna e gli esperti enologi Gian Domenico Negro e Marco Monchiero dalle Langhe, che per molti anni hanno lavorato con l’enologo etneo Salvo Foti. Anche per questo oggi l’Etna è considerata la Borgogna d’Italia.

Hanno collaborato con lui i più stimati professionisti del settore sia a livello nazionale, sia a livello internazionale che internazionale tra i quali il Prof. Rocco Di Stefano dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti, il Prof. Jean Siegrist dell’Institut National de la Recherche Agronomique di Beaune in Borgogna e gli esperti enologi Gian Domenico Negro e Marco Monchiero dalle Langhe che per molti anni hanno lavorato con l’enologo etneo Salvo Foti.

Benanti era anche a capo della Sifi, l’industria farmaceutica con sede sulle pendici dell’Etna, a Lavinaio. Questa intuizione laboratoriale è da attribuire al padre Antonio con l’amico e collega Carmelo Chines, che nel 1935 misero a frutto le proprie competenze nel retro di una farmacia in piazza Spirito Santo. Quel laboratorio divenne industria e Giuseppe Benanti l’ha guidata in solitudine per lunghi anni, per lasciarla quando era in grado di camminare con le proprie gambe.

Uomo unico, dall’intelligenza viva e dalla raffinata ironia, ha saputo cavalcare le generazioni restando fedele al suo stile. Insieme ai figli Antonio e Salvino ha gestito fino alla fine l’azienda di famiglia, gioiello vero della viticoltura etnea, aprendola anche a nuovi mercati e sodalizi come quello con il patron di Diesel Renzo Rosso che ad ottobre dello scorso anno ha rilevato il 40% della storica cantina di famiglia.

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