Roma, 11 mar – Negli ultimi venti anni media e analisti non hanno fatto altro che descrivere questo secolo come “il secolo cinese”, per via del fatto che la crescita economica della Cina sarebbe stata inarrestabile e presto il gigante asiatico avrebbe superato gli Stati Uniti. Ebbene non solo questo sorpasso non è ancora avvenuto, ma oramai cresce anche la convinzione che non avverrà mai, perché diversi fattori stanno frenando l’avanzata dell’economia del Dragone, che nel quarto trimestre dello scorso anno ha fatto registrare un Pil in rialzo del 2,9%, per una crescita del 3% nell’intero 2022, ai livelli più bassi da oltre 40 anni.

Cosa sta succedendo alla Cina? Un primo fattore che determina la sua recente frenata è legato al crollo demografico: la popolazione cinese nel 2022 è diminuita di 850mila persone rispetto al 2021, un calo che continuerà nei prossimi anni a tal punto che si prevede che nel 2100 nel Paese asiatico vivranno circa 800 milioni di persone. Il crollo delle nascite porterà a un forte aumento dell’invecchiamento della popolazione, con tutto ciò che comporta in termini di maggiore spesa sociale e riduzione della manodopera.

Un altro fattore, collegato al calo della popolazione, è la bolla del mercato immobiliare che potrebbe scoppiare in ogni momento causando una forte recessione. Il settore immobiliare è stato uno dei motori dell’economia cinese, ma il forte indebitamento delle società edili unito al calo della domanda di nuove case, appare sempre più problematico per Pechino.
Oltretutto anche gli enti locali cinesi sono fortemente indebitati, con il conseguente rischio di una crisi finanziaria dietro l’angolo.

C’era una volta la delocalizzazione?

Qualcuno potrebbe pensare che la Cina possa trarre beneficio dagli investimenti delle imprese straniere, ma anche questo fenomeno di delocalizzazione è da qualche anno in forte frenata. La manodopera cinese non è più così a buon mercato e i costi di trasporto sono cresciuti. Cresce al contempo il numero di imprese che stanno lasciando la Cina per altri Paesi o per reinvestire in Europa e negli Stati Uniti. Se dieci anni fa la Cina sembrava destinata a dominare l’economia mondiale, ora in pochi credono che questo possa accadere davvero.

Giuseppe De Santis

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