Ci scrive Cecilia, Infermiera: “mi sono licenziata dall’ASP nella giornata dedicata ai professionisti sanitari, è un lager”.
Carissimo Direttore,
mi chiamo Cecilia (nome di fantasia), sono una Infermiera; ieri pomeriggio, dopo aver ascoltato il discorso della presidente della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), Barbara Mangiacavalli, in occasione della terza giornata dedicata ai professionisti della salute, ho deciso di mettere in atto quello che ipotizzavo da tempo. Le sue parole mi hanno dato coraggio, soprattutto perché mi sono sentita una professionista a metà.
Mi sono resa conto finalmente che nell’Azienda Servizi alla Persone dove lavoravo fino a ieri sera venivo continuamente vilipesa, aggredita, deturpata nel profondo dell’anima, svilita di ogni professionalità.
La ASP in questione gestisce più strutture diurne, residenze assistite e residenze socio sanitarie per anziani e disabili fragili.
Al suo interno, complice una direttrice senza scrupoli, protetta dal Partito Democratico e dalla CGIL e dai sindaci dei comuni aderenti all’ASP (tutti dello stesso gruppo politico), si vive come in un lager. Gli Infermieri sono trattati come reietti, come “prepara farmaci”, come scansafatiche e “frega stipendi”.
Questa direttrice, che non è un sanitario, ma solo una sindacalista della CGIL che da Operatrice Socio Sanitaria ha scalato i vertici dell’Azienda, ci tratta (ci trattava fino a ieri) come schiavi. La terapia la deve controllare lei, lei deve controllare le medicazioni, lei si deve occupare delle cartelle infermieristiche, lei deve avere rapporti con il Medico e con l’Azienda Sanitaria Locale, lei deve decidere sull’assistenza sanitaria all’interno dei Piani di Assistenza Personalizzati, lei deve decidere sulle misure riabilitative fisiche e psichiche degli ospiti. Pur non avendone alcuna competenza, continua a volersi occupare di tutta l’assistenza attribuendosi compiti propri dei Medici, degli Infermieri, dei Fisioterapisti, degli Psicologi e di altri professionisti della salute.
In più ha sostituito la vecchia Coordinatrice Infermieristica con una nuova che non ha alcuna esperienza/capacità e che è ai suoi comandi.
La questione è stata sollevata, anche attraverso altri sindacati, alla direzione centrale dell’ASP (i vertici attuali sono stati scelti proprio da questo soggetto), che di contro ha risposto garbatamente di non poter fare nulla, additando ogni responsabilità al personale infermieristico. A dire del Direttore siamo “Infermieri Professionali” e pertanto “dovete essere professionisti e non lamentarvi per ogni minima cavolata”.
Sono stati interpellati anche i vertici dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della nostra provincia, ma anche qui il presidente ha ignorato i nostri appelli. Forse perché l’attuale Coordinatrice Infermieristica fa anche parte della dirigenza OPI?
E’ stata sollevata la problematica anche ai sindaci responsabili dell’ASP, ma finora non si è avuta alcuna risposta, forse perché impegnati con la suddetta Direttrice a dare man forte a Stefano Bonaccini alle Primarie del PD.
Avevo tante speranze quando ho vinto il concorso in ASP, finalmente l’indeterminato nel pubblico, ma poi la realtà sommersa di questo ambito assistenziale mi ha portato quasi sull’orlo di un precipizio psico-fisico, tanto da pensare che forse fossi io quella sbagliata.
A chi ci si può rivolgere se Direzione ASP, Sindaci, Sindacati e OPI non ci ascoltano?
Carissimo Direttore, fino a ieri sera mi sentivo avvilita, sfinita dentro, completamente bruciata e prima di anima, da quando ho avuto il coraggio di licenziarmi, di mandare la PEC ai vertici aziendali e di informare il Patronato sulla mia volontà di licenziarmi in tronco, mi sento rinata, piena di speranze. Ora starò un po’ con i miei genitori anziani, poi inizierò ad inviare Curricula a strutture private e a partecipare ai concorsi nel Servizio Sanitario Nazionale.
Grazie anticipate se deciderà di accogliere il mio sfogo e soprattutto non lasci soli i miei colleghi, che come me stanno pensando di andar via, ma che forse non hanno ancora trovato il coraggio per farlo.
Cecilia, Infermiera
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Carissima Cecilia,
grazie per la segnalazione e per il coraggio che hai avuto nel segnalare la tua disavventura e la tua decisione di abbandonare l’ASP. Chi scrive ha lavorato come Infermiere in diverse Aziende Servizi alla Persone e conosce molto bene le dinamiche che qui illustri. Si capisce bene che hai subito mobbing, anzi straining, e questo è per la legge italiana un reato. Purtroppo essendoti licenziata puoi ricavarci poco dal punto di vista lavorativo, ma non lascerei le cose in sospeso, andrei avanti con un buon legale specializzato nel settore per fare causa all’Azienda, che ha l’obbligo contrattuale di garantire un clima lavorativo adeguato e soprattutto di rispettare il ruolo di ciascun dipendente. Ai tuoi colleghi rimasti in servizio consiglierei di iniziare a mettere tutto per iscritto, di informare immediatamente il Medico Competente dell’ASP, di scrivere alla Direzione, all’OPI, ai Sindaci e persino ai giornali per sollevare la problematica. Pensa anche a chi ti sostituirà: potrebbe trovarsi anche lui o lei a vivere la tua stessa situazione e non è giusto. Continua a seguirci e se desideri ancora sfogarti noi siamo qui ad accogliere i tuoi scritti. Unica cosa: ti chiediamo di uscire dall’anonimato e di iniziare a firmarti, anche così dimostreresti tutto il tuo coraggio e il bene che rivolgi alla professione e ai colleghi Infermieri.
Angelo Riky Del Vecchio, Direttore quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it
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