Geoffrey Moore, ormai dieci anni fa, era stato chiaro: “Senza l’analisi dei Big Data, le aziende sono come cervi in autostrada”. Le parole di quello che per molti è il più grande esperto di marketing al mondo suonano a metà strada tra la sentenza e la profezia. E quella che all’epoca sembrava un’esagerazione, una minaccia inattendibile, oggi è invece la normalità.
I settori che guidano la svolta
Sì, perché i Big Data hanno trasformato l’economia, ribaltando dall’interno il settore del marketing. La prova è nel settore dei casinò online che ha investito nell’analisi di questi grandi dati, in Intelligenza Artificiale e in machine learning prima degli altri, per raccogliere adesso i suoi meritati frutti. Che sono quelli di una profilazione più attiva e più precisa degli utenti, la possibilità di calibrare alla perfezione le proprie strategie di comunicazione, ma anche la capacità di prevenire comportamenti possibilmente dannosi, studiando e monitorando i dati che arrivano dal comportamento dei giocatori. Ma i Big Data sono utilizzati nel marketing anche da Netflix, che usa questi dati per la sua tecnologia back end e per i suggerimenti di titoli e serie tv, oppure il settimanale The Economist, che ha aumentato sensibilmente i tassi di abbonamento proprio dopo la svolta tecnologica della sua comunicazione.
I Big Data, insomma, sono il nuovo faro dell’economia: l’89% dei marketer aziendali ha infatti dichiarato di usare questo strumento per prendere decisioni strategiche, mentre il 66% afferma di voler aumentare il proprio budget per migliorare in questo senso. “L’ambito dei Big Data Analytics è un ottimo strumento che consente di prendere decisioni aziendali immediate e nel lungo periodo – ha spiegato l’esperto italiano Michele Cardinali in questa intervista a Visibilita.net – Avere la possibilità di esaminare dati relativi a attività passate permette agli imprenditori di imparare dai propri errori e di orientare le proprie azioni nel modo migliore per il presente e futuro.”
Tanti tipi di dati
Per orientarsi meglio all’interno di questo grande tema è utile fare una categorizzazione. I Big Data infatti sono schematizzabili in tre tipi: clienti, finanziari e operativi. E per lavorarci servono software e programmi diversi. I più utilizzati sono quelli che rispondono al nome di Kafka, prodotto dalla casa di produzione made in USA Apache, oppure Cloudera data platform, mentre per iniziare a manovrare i dati è forse più congeniale scegliere Xplenty, strumento open source molto semplice ed intuitivo.
Sono questi i principali programmi per addentrarsi nel grande mondo dei Big Data. Un mondo che sembra provenire direttamente da un film di fantascienza o da un libro del futuro. E che invece è già realtà, soprattutto per i grandi nomi dell’economia globale.
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