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Anime e Manga da record, la storia del fenomeno in Italia

Basta fare un giro su Internet per notare come quello degli anime e dei manga, mercato che fino a qualche anno fa era riservato alle nicchie degli amanti del Giappone, sia diventato un vero e proprio fenomeno di massa. Se fino a pochi anni fa per trovare un volume di una serie che ci piaceva era necessario andare nelle fumetterie, oggi ormai basta entrare in una qualsiasi libreria per trovare intere sezioni dedicate al fumetto giapponese. Ma come hanno fatto manga e anime a passare da hobby per “nerd” a fenomeno mainstream amato in tutta Italia? Per capirlo è utile tornare un po’ indietro nel tempo. 

L’arrivo in Italia del manga 

Per molti l’arrivo dei manga in Italia risale agli ’90; in realtà, però, le prime traduzioni in Italia di alcune opere giapponesi risalgono agli ’60. Nel 1962, infatti, veniva pubblicato dalla Garzanti un volume antologico che voleva raccogliere opere fumettistiche da tutto il mondo. È negli anni ’70 però che, sulla scia delle giapponesi “Weekly Shonen Jump” e “Weekly Shonen Sunday”, vengono pubblicate le prime riviste italiane dedicate esclusivamente ai manga. Molto spesso, però, queste riviste erano caratterizzate da una linea editoriale confusa e ci si ritrovava tra le mani dei prodotti poco curati. 

Se infatti vogliamo parlare di epoca d’oro del manga in Italia non possiamo che riferirci agli anni ’90. Siamo agli albori della globalizzazione e dal Giappone arrivano centinaia di opere; anche grazie alla nascita di case editrici che si dedicano totalmente alla traduzione e alla pubblicazione di fumetti nipponici come Granata Press, chiusa a metà degli anni ‘90 e Star Comics. Quest’ultima ancora oggi è in attività, e qualche mese fa è stata in parte acquistata da uno dei più importanti gruppi editoriali d’Italia, Mondadori. 

Locandina Lucca Comics and games 2022

C’è da dire che gli Italiani non sono affatto estranei al medium del fumetto. Si pensi a “Tex” e “Dylan Dog” di “Sergio Bonelli Editore”, casa editrice attiva sin dagli anni ’40; o ancora ai fumetti italiani dedicati ai personaggi del mondo di Topolino che hanno fatto parte dell’infanzia di moltissimi bambini dello stivale. Ricordiamo, inoltre, che quella che oggi è la fiera del fumetto più grande d’Europa, il “Lucca Comics & Games”, dava il via alla sua prima edizione già nel lontano 1966. 

Tutti pazzi per gli anime 

Ma il vero motivo per cui i manga hanno avuto un riscontro così caloroso alla fine del secolo scorso è l’arrivo degli anime in Italia. Negli anni ’70, ormai il televisore è entrato a far parte delle case di tutti gli italiani. Sia Rai che Finivest, oggi Mediaset, nel tentativo di riempire il vuoto nel mercato dell’intrattenimento per bambini cominciano a trasporre in italiano i primi anime. Si dà il via anche a co-produzioni italo-giapponesi; ricordiamo la serie anime dedicata al pulcino nero “Calimero già noto agli italiani grazie agli spot di Carosello. 

Il famoso “Mazinger z”

Se però agli inizi la scelta di opere trasposte prediligeva serie più vicine all’immaginario collettivo occidentale, negli anni ’80 arrivano nella televisione nostrana i robottoni, che saranno i veri protagonisti del decennio. Da Mazinger Z a Jeeg robot d’acciaio, i protagonisti del genere mecha saranno destinati a diventare gli eroi di tutti. Che i personaggi di Gō Nagai siano ormai parte del vissuto di milioni italiani è dimostrato dal successo del film italiano “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Il film infatti è stato campione di incassi ed è riuscito a vincere ben otto David di Donatello. 

Quando parliamo di anime in Italia però non possiamo che nominare Bim bum bam”, contenitore che ha accompagnato i pomeriggi di milioni di bambini italiani dagli anni ’80 fino ai primi anni 2000 e che ha portato al successo serie come “Dragon ball” e “Rossana”. Ancora oggi ricordiamo tutti a memoria le sigle cantate da Cristina D’Avena e Giorgio Vanni. Nonostante la chiusura del contenitore nel 2002 la stessa fascia oraria trasmetterà esclusivamente anime giapponesi fino al 2012. È dopo la chiusura di quest’ultimo infatti che arrivano in Italia i grandi shonen come “One Piece” e “Naruto” e l’anime dedicato al fenomeno colossale dei “Pokémon”. 

L’adattamento Mediaset tra censura e inglesismi  

Non è tutto oro ciò che luccica e infatti, negli anni i fan non hanno fatto a meno di notare le pesanti censure fatte dalla Mediaset durante il periodo d’oro degli anime su Italia 1 e Canale 5. Molto spesso gli anime venivano censurati perché non considerati adatti a un pubblico di bambini. Nella maggior parte dei casi le censure consistevano nella totale eliminazione di scene considerate troppo violente e nella cancellazione di ogni riferimento al Giappone. Questo portava a dei risultati certamente esilaranti se si pensa che intere scolaresche giapponesi si popolavano di vari Johnny, Steve, Marie e chi più ne ha più ne metta. 

In alcuni casi però la censura portava a degli sconvolgimenti di alcuni pezzi di trama. Il caso che sicuramente tutti ricordano più vivamente è la censura della storie d’amore tra le due guerriere Sailor Neptune e Sailor Uranus in “Sailor moon”. In altri casi invece, l’adattamento sconvolgente della Mediaset è ancora ricordato con affetto dai fan. Stiamo parlando dell’adattamento italiano de “I cavalieri dello zodiaco”. Questo ha visto nella trasposizione italiana i protagonisti passare da rozzi ragazzini ispirati alla sottocultura dei bosozoku del doppiaggio giapponese a colti eroi in grado di citare Ugo Foscolo e Dante durante un combattimento. 

Il periodo buio di manga e anime in Italia

L’anime Neon Genesis Evangelion

Come abbiamo detto però nel 2012 Italia 1 smette di trasmettere anime. Fino ai primi anni 2010 riescono ad arrivare senza censure vari anime dalle tematiche più adulte. Ricordiamo tutti con affetto l’MTV anime night che ha fatto conoscere ai nottambuli di tutta Italia opere del calibro di “Cowboy Bebop” e “Neon Genesis Evangelion”, oggi considerati due capolavori del medium.

La stessa Rai, che durante il monopolio della Mediaset sugli anime decise di fare un passo indietro, con la nascita del canale Rai 4 decise di trasmettere anime più maturi come “L’attacco dei Gigantie Nanacon degli adattamenti fedeli agli originali anche grazie alla collaborazione con Dynit e Yamato Video. Per un periodo gli anime sono arrivati anche su Sky tramite il canale tematico “MAN-GA”. Questo si occupava anche della trasmissione di anime sottotitolati in italiano in simultanea col Giappone. In tutti i casi non si arrivo mai al successo degli ’90, e gli anime fino a poco prima della pandemia tornarono ad essere una passione di nicchia. 

Il ritorno in grande stile tra pandemia, streaming e social

Negli ultimi anni però le communities online di fan di anime e manga si sono diversificate sempre di più e ad oggi risulta quasi difficile trovare qualcuno che non abbia visto un episodio di un anime o che non abbia letto almeno un volume di un manga. La decade dei 2020 sembra proprio essere iniziata all’insegna degli anime e dei manga. Ma come è accaduto tutto questo? Sicuramente un ruolo decisivo lo ha avuto la pandemia. Da un momento all’altro ci siamo ritrovati un sacco di tempo libero tra le mani e questo ha portato sempre più persone ad avvicinarsi al mondo degli anime e dei manga. L’altro ruolo decisivo è da attribuire a internet e alle piattaforme streaming. 

Prima dell’avvento di internet e della globalizzazione era difficile trovare gli anime trasmessi in Giappone sottotitolati in Italiano; nella maggior parte dei casi se non si aveva un buona conoscenza dell’inglese o del giapponese si doveva per forza rinunciare. Oggi grazie a piattaforme streaming come Crunchyroll e VVVVID, non è necessaria più alcuna ricerca. Inoltre piattaforme come Netflix, Disney+ e Amazon Prime hanno ormai all’interno del loro catalogo varie serie anime che diventano quindi facilissime da reperire. 

manga anime italia

Il fenomeno del web, l’anime “demon slayer”

Non è un caso che i grandi colossi dello streaming abbiano deciso di investire nell’industria degli anime. Si pensi che rispetto al 2017 il consumo di anime è raddoppiato e il valore dell’industria nel 2021 ha raggiunto i 18 miliardi di dollari. E non possiamo non parlare del ruolo dei social; nei primi anni 2000 bisognava entrare nei forum per poter parlare dei propri anime preferiti. Oggi social come Twitter e Tiktok contribuiscono ad aumentare la fama dell’animazione giapponese grazie alle enormi communities online sempre più diversificate; si pensi ai casi di “Demon slayero al più recente “Chainsaw man. E di questo buzz online, come abbiamo già detto le piattaforme se ne rendono conto, andando a creare un vero e proprio circolo. 

L’effetto del successo degli anime sui manga in Italia 

Questa nuova età dell’oro degli anime non può che avere degli effetti molto positivi anche su quello che è il mercato dei manga. Come si evince da una ricerca dell’AIE, l”Associazione Italiana Editori” , nel 2021 il mercato dei manga, solo in Italia, ha fruttato ben 58,3 milioni di euro. Risultato prevedibile se si pensa che tra i 100 libri più venduti in Italia nel 2022 tre sono manga. Stiamo parlando del volume 100 di “One Piece” e dei volumi 1 e 17 di “Demon slayer”; rispettivamente il manga più venduto di sempre e, l’unico manga tra i dieci più venduti di sempre ad essere uscito dopo il 1999.

Come abbiamo visto anche le grandi aziende del settore dell’editoria si sono rese conto del successo del fumetto giapponese. Ormai infatti è possibile trovare manga anche nelle librerie della grande distribuzione. Che sia la volta buona che il mercato editoriale si renda conto che il manga e il fumetto in generale non sono medium di serie B?

Back to the ‘90s

Dai dati e dal discorso online l’industria degli anime e del manga sembra destinata a crescere sempre di più. Nel nostro paese inoltre sempre più persone sembrano avvicinarsi a questo mondo. Che sia un ritorno al boom degli anime e manga vissuto negli anni ’90? Tra Netflix, Crunchyroll e persino Disney+ che annunciano sempre più anime doppiati in italiano possiamo veramente dire che il mercato di anime e manga in Italia sta vivendo una seconda giovinezza. In tutto questo noi non possiamo che augurarci  che questo periodo possa durare ancora a lungo. 

Francesco Guglielmino

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